“Ferma restando l’autonomia scientifica …..” (di Massimiliano Stucchi)

Dove si commenta lo scontro, a colpi di emendamenti, fra INGV e DPC, con la discesa in campo di Presidente e Presidente emerito dell’Accademia dei Lincei a tutela della autonomia scientifica dell’INGV, evidentemente minacciata o addirittura compromessa.

Davvero c’era bisogno di inserire la frase “ferma restando l’autonomia scientifica dell’INGV” (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) in una legge dello Stato, anzi nella legge istitutiva dell’INGV stesso? Se lo sono chiesti in molti, lo scorso luglio, leggendo un emendamento bi-partisan (primo firmatario l’On. Trancassini, FdI) al Decreto “Sostegni bis”, poi approvato dal Parlamento. Una frase di questo tipo è ambigua e pericolosa, perché “restando” si riferisce a qualcosa che c’è già, ma che forse è in procinto di essere compromessa; e perché proprio nel caso dell’INGV, visto che altri enti che compongono il Servizio Nazionale di Protezione Civile (SNPC) non lo richiedono?

Colpiva tra l’altro il fatto che una modifica dei rapporti fra enti che collaborano da decenni nell’interesse pubblico non fosse stata discussa e pianificata da entrambi gli attori e che invece fosse stata promossa da uno degli enti e demandata, unilateralmente e all’insaputa dell’altro, a un emendamento ad un Decreto Legge del Governo. Che cosa stava succedendo?

L’emendamento in questione modificava addirittura come segue il Decreto Legislativo 381/1999 che istituì l’INGV sostituendo la frase:

“svolte in regime di convenzione con il Dipartimento della protezione civile”

con la seguente:

“svolte in coordinamento con il Dipartimento della protezione civile, ferma restando l’autonomia scientifica dell’INGV”.

Lo stesso emendamento assegnava poi 15 ML annui direttamente a INGV, sottraendoli al fondo del Dipartimento della Protezione Civile (DPC) per la prevenzione. Una semplificazione amministrativa, venne spiegato: l’eliminazione di un’inutile partita di giro. Certo, l’emendamento evitava quella noiosa pratica della rendicontazione, amministrativa e scientifica, cioè quella modalità con cui le Amministrazioni Pubbliche “rendono conto” appunto delle risorse ricevute.

Ne seguì una severa critica da parte del Presidente della Repubblica riguardo all’uso spregiudicato dei Decreti tipo “omnibus” (https://www.quirinale.it/elementi/59260) e, soprattutto, una fiera reazione da parte del DPC stesso, e anche da parte di altri enti che compongono, al pari di INGV, il SNPC. Questa reazione si tradusse in una sorta di contro-modifica del Governo inserita in un Decreto Legge (Disposizioni per il contrasto degli incendi boschivi e altre misure urgenti di protezione civile), appena approvato dal Parlamento (legge 8 novembre 2011 n. 155), senza che questa parte sia stata modificata.

In questa modifica viene reintrodotto il regime di convenzione con DPC (le attività verranno “svolte nel quadro di accordi pluriennali attuati mediante convenzioni di durata almeno biennale con il Dipartimento della Protezione Civile”) e viene mantenuta la frase “ferma restando l’autonomia scientifica dell’INGV”. I finanziamenti diventano “non meno di 7.5 ML per le attività in convenzione con DPC”; a questi si aggiungono, a partire dal 2022, 7.5 milioni di euro annui ottenuti da una corrispondente riduzione del Fondo per interventi strutturali di politica economica di cui all’articolo 10, comma 5, del decreto-legge 29 novembre 2004, n. 282, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 dicembre 2004, n. 307, che recita:

“Al fine di agevolare il perseguimento degli obiettivi di finanza pubblica, anche mediante interventi volti alla riduzione della pressione fiscale, nello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze è istituito un apposito «Fondo per interventi strutturali di politica economica», alla cui costituzione concorrono le maggiori entrate, valutate in 2.215,5 milioni di euro per l’anno 2005, derivanti dal comma 1

Tutto sommato non male per l’INGV, anche se ci si può chiedere a che titolo il MEF gli conceda 7.5 ML annui. Invece, subito dopo la pubblicazione del DL si è assistito a un virulento attacco di alcuni esponenti scientifici contro Governo e Dipartimento della Protezione Civile (DPC), colpevoli a loro dire di minacciare l’autonomia scientifica dell’INGV. Non più dunque, o non solo, un problema di semplificazione amministrativa, ma evidentemente un problema di ordine superiore.

Digressione
Il rapporto fra DPC e enti di ricerca ha una storia complessa; risale addirittura agli inizi degli anni ’80 quando, dopo il terremoto di Irpinia e Basilicata del 1980, la Protezione Civile di Zamberletti, nel vuoto di iniziativa di Ministero della Ricerca e CNR, per fare in modo che le competenze accumulate nel Progetto Finalizzato Geodinamica del CNR non andassero disperse, promosse l’istituzione – e il relativo finanziamento – del Gruppo Nazionale per la Difesa dai Terremoti (GNDT) prima e, successivamente del Gruppo Nazionale per la Vulcanologia (GNV) e di altri Gruppi Nazionali.

Che la ricerca scientifica nel settore dei terremoti (attenzione: Il GNDT era una struttura di ricerca, non di monitoraggio) venisse finanziata dalla Protezione Civile invece che dal Ministero competente costituiva una anomalia che, in modo tipicamente italico, conveniva a tutte le parti: i) al mondo della ricerca sismologica e ingegneristica, prevalentemente universitaria, che poteva attingere a una fonte di finanziamento altrimenti molto ridotta o quasi, ii) al Ministero della ricerca e al Consiglio Nazionale delle Ricerche, che vedevano in questo modo sgravati i rispettivi bilanci dalle spese per il settore. La ricerca finanziata dal GNDT era un misto di ricerca “di base” e “applicata”; la gestione era affidata al CNR, anche se la Oritezione Civile manteneva la possibilità di indirizzo verso i prodotti applicativi di maggior interesse, così come una supervisione sulla organizzazione del GNDT stesso. Anche se a molti ricercatori stava (ideologicamente) stretto il fatto che la ricerca sui terremoti e sulle loro conseguenze non fosse finanziata attraverso i normali canali (Ministero e CNR), non ricordo episodi o denunce di limitazione della autonomia scientifica.

GNDT e GNV confluirono nell’INGV alla sua nascita; il GNDT aveva già subito una sorta di “major revision”, trasformandosi da una struttura semi-permanente in una serie di progetti cofinanziati da DPC, aperti alla partecipazione di Università e Centri di Ricerca. Lo stesso avvenne poi anche per il GNV. Anche in questo caso DPC mantenne una supervisione costante sulle ricerche, senza che in nessun caso venissero segnalati problemi di limitazione della autonomia scientifica.

Diverso è il caso del monitoraggio sismico, che è sempre stati oggetto di convenzioni ad-hoc, prima con ING e poi con INGV, che prevedevano sia le spese di funzionamento, comprensive di quelle per parte del personale, che una certa somma da dedicare allo sviluppo tecnologico.

Come è normale nei rapporti fra enti pubblici non tutto si è svolto in modo semplice nei rapporti fra INGV e Protezione Civile, ma questo ci può stare. Diversi funzionari del DPC sono di estrazione scientifica e quindi hanno le loro rispettabili opinioni, e anche questo ci sta. Ci possono essere stati degli screzi con DPC, che a volte sottolineava – forse eccessivamente – il proprio ruolo di finanziatore più che di committente. La opportunità di un aggiustamento dei rapporti ci può stare ma, fra enti pubblici non mancano certo le occasioni e i tavoli di confronto. Viceversa, una iniziativa unilaterale – destinata facilmente a lasciare ferite nei rapporti – si poteva giustificare, o almeno capire, solo in presenza di un conflitto conclamato, ovvero di questioni forti, irrisolte, messe in chiaro pubblicamente. Ma di ragioni di questo tipo non vi era pubblica traccia: che io ricordi, in tutti questi anni nessuno dei tanti ricercatori che hanno partecipato alle attività in convenzione con DPC ha mai denunciato una situazione insostenibile né – per questo motivo – ha mai rinunciato a parteciparvi.

Autonomia scientifica?
Qualcosa di più si è potuto capire solo più tardi, quando cioè, poco dopo la pubblicazione del DL di settembre, sono scesi in campo nientemeno che il Presidente e il Presidente Emerito dell’Accademia dei Lincei, Roberto Antonelli e Giorgio Parisi (giusto alla vigilia del conferimento del Nobel per la Fisica a quest’ultimo, ma questa è solo una coincidenza).

In un intervento dal titolo ‘acchiappa-lettori’: “La ‘libertà’ dell’INGV è durata quanto la vita di una farfalla”  (!)

https://www.huffingtonpost.it/entry/la-liberta-dellingv-e-durata-quanto-la-vita-di-una-farfalla-di-r-antonelli-g-parisi_it_61557414e4b05025422edf27

i due sostengono che in luglio il Parlamento avesse votato l’autonomia economica e quindi (sic!) scientifica dell’INGV dal DPC; come se, in sostanza, fino ad allora INGV non fosse stato autonomo scientificamente e come se questa autonomia passasse automaticamente da quella economica. Nel seguito sostengono che il Governo, in settembre, “ha costretto INGV a tornare in gran parte (sic!) sotto il controllo finanziario del DPC”. Sostengono anche, erroneamente, che “dei 15 milioni di finanziamenti in autonomia gliene è rimasta la metà”. Evidentemente non hanno letto bene il Decreto di settembre, o forse non hanno capito bene – come molti peraltro – da dove provengano gli altri 7.5 ML; o forse ancora sono semplicemente stati male informati. Certo che parlare di fine della libertà, sia pure fra virgolette, sembra veramente grossa….

Viene da chiedersi se e come – al di là delle dei massimi principi – l’autonomia scientifica dell’INGV nell’esercizio del monitoraggio sismico, cui negli ultimi anni è dedicata la stragrande maggioranza dei finanziamenti DPC, fosse negata o compromessa dalla gestione della convenzione. Ma di fatti concreti, di esempi non si trova traccia: si trovano solo paroloni (terzietà, libertà, imparzialità). Colpisce poi l’affermazione, molto pesante:

“Lobby culturali possono determinare conflitti d’interesse quando la scienza viene messa sotto controllo, di fatto influenzando la direzione e la qualità della ricerca. Il caso dell’INGV è paradigmatico di questo corto circuito, probabilmente ereditato da stratificazioni organizzative iniziate a crearsi nei decenni passati”

Frase criptica, allusiva (quale sarebbe il caso paradigmatico? le stratificazioni organizzative?).
E quali sarebbero le “lobby culturali”? Fa sorridere che questo termine venga usato dai maggiori esponenti di quella che è a tutti gli effetti una lobby culturale, una specie di Superlega nella quale si entra solo per cooptazione.

A Curcio, capo del DPC, che aveva risposto ai Lincei, ha poi replicato il presidente INGV

https://www.huffingtonpost.it/entry/doglioni-la-protezione-civile-vuole-gestire-i-finanziamenti-dellingv-per-poterne-controllare-le-attivita_it_615c09d0e4b075408bdb42c9

con una affermazione: “È in gioco la incontestabile autonomia scientifica” tanto grave quanto non documentata. Nel seguito ha addirittura affermato:

“ciò dimostra in realtà che la Protezione Civile vuole gestire i finanziamenti dell’INGV per poterne controllare le attività, contraddicendo la incontestabile autonomia scientifica”

quasi che i finanziamenti di cui si parla fossero “dell’INGV” a priori e non il corrispettivo per un servizio da svolgere in un determinato ambito e con determinate caratteristiche, al punto poi da spingere l’intervistatore a chiedere addirittura:

“in caso di mancata autonomia dell’INGV c’è un rischio sicurezza per i cittadini?”

cui il Presidente risponde con giri di parole.

Più recentemente è stata organizzata, all’interno dell’INGV, una petizione (https://chng.it/DRgt5bzxfR) in cui si ribadiscono i concetti di cui sopra e addirittura

“si chiede al Senato di intervenire per assicurare la completa autonomia economica e quindi scientifica dell’INGV”

Evidentemente la materia del contendere è ancora la quota, sia pure dimezzata rispetto a prima, che la legge assegna a INGV per attività da svolgere in convenzione con DPC; ma soprattutto la presunta, mancata autonomia scientifica di cui non vengono prodotte le prove, forse perché non esistono.
L’unica traccia possibile sono le recentissime dimissioni del Presidente INGV dalla Commissione Grandi Rischi del DPC, una posizione che occupava ai sensi dello statuto della medesima.

(continua)

2 thoughts on ““Ferma restando l’autonomia scientifica …..” (di Massimiliano Stucchi)

    • Esatto, è proprio cosi! E questo vale non solo per gli enti di ricerca, ma anche, o forse sopratutto, per tutti i singoli professionisti che in una qualsiasi veste debbono sviluppare attività tecnica; sostenere che la propria autonomia scientifica cambia in funzione dell’origine della copertura economica non mi sembra qualcosa di cui vantarsi.

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