L’ossessione della mappa di pericolosità sismica (di Massimiliano Stucchi)

Questo post è il seguito di “Ferma restando l’autonomia scientifica”
https://terremotiegrandirischi.com/2021/11/09/ferma-restando-lautonomia-scientifica-di-massimiliano-stucchi
in cui si è analizzato il tentativo di INGV di “sganciarsi” dal controllo che DPC eserciterebbe sull’ente tramite la gestione di una parte dei suoi finanziamenti, limitandone così l’autonomia scientifica, senza che sia emersa alcuna evidenza di come questa limitazione si sia fin qui manifestata.
In questo post si dimostra che, se un lettore attento cerca nei documenti citati i motivi che mettono a repentaglio l’autonomia scientifica delle attività svolte da INGV per DPC trova ben poco. Trova solo critiche non nuove, inconsistenti e mal documentate, alla mappa di pericolosità sismica prodotta dall’INGV nel 2004: una vera e propria ossessione del suo attuale Presidente.

Un argomento che potrebbe prestarsi a una discussione seria sull’autonomia scientifica riguarda la Commissione nazionale per la previsione e la prevenzione dei grandi rischi, comunemente chiamata “Commissione Grandi Rischi” (CGR); questa è organo di consulenza tecnico-scientifica del Dipartimento della protezione civile, come recita ad esempio il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 16.09.2020, ultimo di una lunga serie di aggiustamenti.
La Commissione è costituita, in ciascuno dei settori in cui si articola, da ricercatori esperti nei settori di competenza e “fornisce pareri tecnico-scientifici su quesiti e argomenti posti dal Capo del Dipartimento della protezione civile”.

Della Commissione fanno parte anche i Presidenti (o loro delegati) dei Centri di competenza del DPC nei vari settori, centri che intrattengono rapporti di convenzione con il DPC stesso; pertanto può sorgere il sospetto che questi rapporti possano in qualche modo limitare l’autonomia di giudizio dei componenti della Commissione (il caso più noto è rappresentato dalle accuse che seguirono la riunione della CGR del 30 marzo 2009 e dal processo che ne scaturì, processo dalla cui celebrazione nacque questo blog).

Tuttavia non risulta che questo aspetto sia mai stato posto in modo esplicito. Come detto nel post precedente, le accuse pesanti a DPC di voler limitare l’autonomia scientifica di INGV o addirittura di voler controllarne le attività
https://www.huffingtonpost.it/entry/doglioni-la-protezione-civile-vuole-gestire-i-finanziamenti-dellingv-per-poterne-controllare-le-attivita_it_615c09d0e4b075408bdb42c9
non sono corredate da evidenze, tanto meno con particolare riferimento al tema del monitoraggio sismico vulcanico, cui è dedicata la parte maggiore dei finanziamenti in questione.

Lincei imprecisi. A leggere bene l’intervista rilasciata dai vertici dei Lincei
https://www.huffingtonpost.it/entry/la-liberta-dellingv-e-durata-quanto-la-vita-di-una-farfalla-di-r-antonelli-g-parisi_it_61557414e4b05025422edf27
in realtà si trova un accenno a un caso di presunta volontà coercitiva del DPC. Antonelli e Parisi affermano infatti che

...la Protezione Civile impone all’INGV molti dei criteri con cui svolgere queste attività. Tra questi, per esempio, anche quelli della mappa di pericolosità sismica nazionale, che detta le norme con cui costruire in modo antisismico. I criteri scientifici per fare questa mappa devono essere decisi da un ente scientifico, non da una struttura non scientifica…“.

Spiace leggere tante affermazioni imprecise da parte di persone tanto importanti in così poco spazio. Come coordinatore del Gruppo di Lavoro che ha realizzato nel 2004 la mappa di pericolosità sismica mi sento in dovere di fare qualche precisazione
(per una analisi più estesa si veda https://terremotiegrandirischi.com/2016/09/26/che-cose-la-mappa-di-pericolosita-sismica-prima-parte-di-massimiliano-stucchi/).

I criteri generali con cui sono state compilate le mappe di pericolosità sismica non sono “stati imposti da DPC” a INGV ma:

a) nel caso di MPS04 erano fissati da una norma dello stato (Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri, OPCM, 3274/2003) cui aveva contribuito primariamente una commissione di ricercatori istituita – su iniziativa dell’allora Presidente INGV – dal Presidente del Consiglio dei Ministri. Tali criteri generali erano stabiliti per indirizzare la compilazione di qualsivoglia mappa di pericolosità finalizzata alla normativa sismica, a livello nazionale o regionale, al fine di garantirne la qualità e la omogeneità. MPS04 era stata una di queste;
b) nel caso della più recente MPS19 (2019), già pubblicata ma il cui utilizzo è ancora in stand-by presso la CGR, i criteri sono stati fissati dopo un’ampia consultazione della comunità ingegneristica, rifacendosi ai criteri precedenti e con riferimento all’aggiornamento della normativa tecnica per le costruzioni.

In queste operazioni DPC ha funzionato da tramite fra INGV e Governo, agevolando di fatto il rapporto con il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti che, in quanto titolare delle Norme Tecniche, dovrebbe in realtà essere il Committente delle mappe di pericolosità sismica, ma la cui velocità di esecuzione è purtroppo molto bassa.

Viceversa, i criteri scientifici sono stati fissati dai due gruppi di ricerca che nei due casi si sono fatti carico di realizzare le mappe. Nel caso di MPS04, tra l’altro, DPC non ha nemmeno fornito un contributo finanziario; INGV ha coordinato l’esecuzione dei lavori con fondi propri, mentre DPC ha istituito un board di review internazionale che ha assistito criticamente la compilazione, come avviene nei maggiori progetti scientifici. Nel caso di MPS19, DPC ha co-finanziato i lavori mediante convenzioni con INGV, regolarmente sottoscritte dal suo Presidente.
Infine, “last but not least”, la mappa non “detta” le norme che, redatte dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, sono rappresentate da apposito “corpus” cui le valutazioni di pericolosità contribuiscono per la propria parte.

Insomma, spiace osservare che le affermazioni di Antonelli e Parisi sono gravemente imprecise: fatto inaccettabile per degli scienziati da cui di solito ci si aspetta che si documentino prima di fare affermazioni importanti, senza limitarsi a utilizzare fonti di seconda mano.

Altri equivoci, al Senato. Che il tema della compilazione della mappa di pericolosità sismica sia di fatto l’unico argomento messo in campo per provare una eventuale “limitazione” dell’autonomia scientifica esercitata da DPC nei confronti di INGV è dimostrato anche da una recente audizione del Presidente dell’INGV al Senato, https://webtv.senato.it/Leg18/4621?video_evento=238625, nella fase di conversione in legge del Decreto dello scorso settembre (per la successione cronologica degli atti legislativi qui discussi si veda il post precedente). In questa audizione il Presidente ha ripreso in buona sostanzale argomentazioni dell’articolo dei Lincei sostenendo, erroneamente come già spiegato più sopra, che i criteri di compilazione delle mappe di pericolosità siano fissati da DPC. Poi, come ulteriore prova della presunta limitazione della azione scientifica, ha citato la seguente tabella, che fa parte dell’All.1 alla OPCM 3274/2003:

che a suo dire vincolerebbe, nella colonna di sinistra, i risultati della compilazione della mappa di pericolosità sismica, parlando addirittura di “accelerazione imposte”.
È stato spiegato in tutte le sedi possibili che la colonna di sinistra non aveva il compito di determinare le azioni sismiche di progetto ma di stabilire, per la prima volta nella storia italiana, dei criteri scientifici per l’assegnazione dei Comuni italiani a una delle quattro zone sismiche (in gergo riclassificazione sismica). A ciascuna zona la stessa OPCM 3274/2003 assegna uno spettro di risposta elastico, di cui in tabella (parte destra) vengono rappresentati i valori di ancoraggio.

Da dove provenivano i valori di soglia contenuti nella colonna di sinistra? Da scelte eseguite dalla citata commissione sulla base degli elaborati di pericolosità sismica resi disponibili -prima del 2003 – per l’Italia. Va comunque osservato che i valori determinati in seguito da MPS04 (2004), dal progetto europeo SHARE (2013) e di recente da MPS19 (2019) per lo stesso parametro di pericolosità sismica (accelerazione orizzontale su suolo rigido con probabilità di superamento del 10% in 50 anni) sono distribuiti più o meno intorno alla stessa scala di valori.
Le parole del Presidente (2:46:00 e segg.) potrebbero quasi adombrare che i valori della colonna di sinistra abbiano in qualche modo influenzato la compilazione di MPS04, quasi che quest’ultima avesse dovuto adeguarsi a essi, senza considerare – tra l’altro – gli esiti molto positivi del processo di revisione scientifica indipendente (peer-review) della mappa stessa.

Il Presidente ha poi mostrato il solito confronto con i valori di PGA registrati in occasione dei terremoti del 2016, avvenuti quindi dopo la compilazione di MPS04, senza segnalare che, rispetto al 2004:

•     la normativa per le costruzioni in zona sismica (NTC08 e NTC18) è cambiata, ovvero gli spettri di risposta elastici sono determinati in altro modo rispetto alla OPCM 3274/2003;

•     le zone sismiche di fatto non hanno più influenza sulle modalità di costruzione.

È vero che i terremoti del 2016 hanno fatto registrare valori elevati di scuotimento, superiori a quelli proposti da MPS04 per una probabilità di superamento del 10% in 50 anni: ma è altrettanto vero che il modello MPS04, così come il recente MPS19, rendono disponibili valori più elevati per probabilità di superamento inferiori. Senza contare che i valori forniti dai due modelli di pericolosità si riferiscono a condizioni standard del sito, ovvero non considerano le eventuali amplificazioni locali che vengono valutate a parte dal progettista.

Colpisce infine che non si voglia riflettere – o chiedere a chi ha elaborato le Norme Tecniche – come mai la normativa del 2018 non abbia modificato le caratteristiche dell’input sismico rispetto a quelle del 2008, precedenti i terremoti del 2016. Una analisi del problema dal punto di vista ingegneristico è contenuta qui
https://terremotiegrandirischi.com/2021/04/08/quando-le-azioni-sismiche-di-progetto-vengono-superate-colloquio-con-iunio-iervolino/
da cui emerge che la questione della sicurezza degli edifici – per chi ha voglia di affrontarla seriamente – non risiede nelle modalità di calcolo della pericolosità sismica ma dall’approccio integrale delle Norme Tecniche.

Qualche domanda. Il Presidente dell’INGV dovrebbe essere consapevole del fatto che MPS04 è un elaborato che tra l’altro ha da tempo esaurito il compito per il quale è stato prodotto (si veda ad esempio https://terremotiegrandirischi.com/2016/10/05/la-mappa-di-pericolosita-sismica-parte-seconda-usi-abusi-fraintendimenti-di-massimiliano-stucchi/).
Allo stesso modo non ignora certo che è stato il successo di MPS04 a consegnare a INGV un ruolo-guida in un settore che fino al 2004 era stato appannaggio di altri enti di ricerca; e che questo ruolo poi ha portato a INGV – oltre che un ritorno di immagine- ulteriori finanziamenti.

Ci si può chiedere allora perché – da quando è Presidente e solo sui media – ha prodotto critiche unilaterali che non sono mai sfociate in interventi di tipo e formato scientifico, e tanto meno in pubblicazioni scientifiche?
Perché, se ritiene di avere visioni e proposte scientifiche diverse, non ha mai promosso confronti scientifici sul tema, in particolare all’interno dell’INGV come peraltro è stato più volte sollecitato a fare, e quando sono stati organizzati da altri non vi ha partecipato?
Perché non ha ricercato il dialogo aperto con la comunità ingegneristica che predispone le norme tecniche e, quindi, determina le modalità più opportune per esprimere la valutazione della pericolosità sismica a supporto delle norme stesse?
Perché, in presenza di articoli di stampa o trasmissioni televisive a dir poco fuorvianti non ha preso l’iniziativa di difendere i prodotti dell’ente che presiede, e nemmeno ha permesso che i principali compilatori di MPS04 li difendessero sul blog del Dipartimento Terremoti?

E per concludere: il fatto che DPC, dipartimento della Presidenza del Consiglio, abbia richiesto a INGV, che ha accettato, la realizzazione di un prodotto scientifico secondo formati e modalità idonei al suo utilizzo non significa certo che INGV non sia libero di produrne infiniti altri, secondo i criteri più diversificati.
Perché dunque queste critiche contro le MPS (04 e 19) non hanno finora trovato riscontro nella produzione – all’interno dell’INGV – di mappe o modelli di pericolosità alternativi? I costi non sarebbero elevatissimi, i tempi neppure; non è necessario un CERN per realizzarle.

2 thoughts on “L’ossessione della mappa di pericolosità sismica (di Massimiliano Stucchi)

  1. Mi trovo perfettamente d’accordo. Il problema dei crolli non sta nei modelli MPS04 o MPS19, bensì nell’alta vulnerabilità dell’edificato e nella bassa qualità dei progetti. Oltre tutto l’Italia ha edifici in gran parte storici, ove le soprintendenze non ascoltano ragioni e pretendono progetti che non “alterano” la fabbrica. Per quanto riguarda poi la correttezza delle persone… è ormai un optional.

  2. Ottimo articolo. Le domande finali, purtroppo, non potranno mai avere delle risposte; si tratta di atteggiamenti ed azioni del tutto inspiegabili.

Lascia un commento