I fondatori dell’INGV: Cesidio Lippa (lo ricordano Tullio Pepe, Massimiliano Stucchi e altri colleghi)

Poco ricordato nell’ambiente scientifico, Cesidio Lippa – prematuramente scomparso nel 2007 – contribuì enormemente alla nascita e allo sviluppo dell’INGV, a partire dalla sua posizione di Direttore Generale dell’ING e poi dello stesso INGV.
Lo ricordano Tullio Pepe, dirigente dell’ING e dell’INGV, che lo conobbe nel lontano 1980 e Massimiliano Stucchi, direttore di dell’Istituto di Ricerca sul Rischio Sismico (IRRS) del CNR, uno degli istituti che confluirono nell’INGV, e successivamente direttore della Sezione di Milano del nuovo Ente.

Schermata 2023-01-25 alle 18.05.06

TP. La nascita dell’INGV è indissolubilmente legata alla figura di Enzo Boschi e quando abbiamo rievocato i fatti del periodo 1999-2001, per celebrare la costituzione del nostro Ente, non abbiamo mai mancato di sottolineare la centralità del ruolo di Boschi, finendo così con il trascurare il ruolo ricoperto nell’intera vicenda da Cesidio Lippa.
Oggi, a oltre 15 anni dalla sua scomparsa, direi che è venuto il momento di ricordare tale ruolo e in generale la figura di un grande dirigente alla cui azione è riconducibile buona parte dell’attuale fortuna dell’Ente. Pertanto accolgo volentieri il tuo invito a scriverne assieme a te su questo blog.

MS. Tu lo hai conosciuto prima di me: forse potresti cominciare dagli inizi…

TP. Va bene ma per farlo devo retrocedere nel tempo di oltre 40 anni. Nel 1979 Cesidio arriva all’ING provenendo dall’Istituto Nazionale Giuseppe Kirner, un ente che si occupava dell’assistenza ai professori di scuola media e che oggi non esiste più, essendo stato soppresso tra gli anni settanta e ottanta, dopo il riordino del parastato.
Poco prima della soppressione dell’ente, con la sua tipica volontà di decidere del proprio destino senza lasciarsi trascinare dagli eventi, Cesidio lascia il Kirner e approda all’ING, consigliato in tal senso da un amico del tempo, uno strano tipo che io ho conosciuto e con il quale ho fatto amicizia e che oggi non c’è più: un dirigente del Ministero del Tesoro che nel tempo libero faceva il mercante d’arte e il militante del Partito comunista!
L’ING è un piccolo ente; tanto per rendere l’idea: l’anno dopo (febbraio ‘80) vengo assunto io quale vincitore del primo concorso in Amministrazione per laureati: ebbene, sono il dipendente n. 44, tanto che nei corridoi si scherzava con i colleghi: “siamo 44 gatti”. Ma l’ING è soprattutto un ente in crisi. La crisi è cominciata nel 1974 quando, dopo un venticinquennio di direzione, scompare il Prof. Enrico Medi. I meno giovani ricorderanno questa figura di scienziato cattolico (ha avuto sei figli, tutte femmine!) noto per affiancare nei TG dell’epoca Tito Stagno per le telecronache delle imprese spaziali e per essere stato un esponente di spicco della Democrazia cristiana romana. Dopo qualche tentativo non riuscito di trovare un successore duraturo, si apre una lunga gestione commissariale. Quando arriva Cesidio, l’Ente è in mano a un onesto e oscuro funzionario ministeriale che si limita ad assicurare l’ordinaria gestione. E qui Cesidio, secondo me, dà il meglio di sé.

In veste di direttore dei servizi amministrativi (questa era la solenne qualifica dell’epoca) non si perde d’animo, si rimbocca le maniche, nel giro di poche settimane si impadronisce della macchina amministrativa, paga straordinari e missioni arretrati da mesi, fa approvare bilanci arretrati da anni, motiva una struttura amministrativa alquanto raccogliticcia e compressa in un malandato appartamento nel quartiere Esquilino, inquadra un manipolo di ricercatori molto brillanti, un poco anarchici e parecchio abbandonati a se stessi in un’ala dell’Osservatorio astronomico di Monte Porzio Catone, stipula convenzioni con gli enti previdenziali e assicurativi salvaguardando i diritti anche dei dipendenti di là da venire e infine predispone e fa approvare il nuovo statuto dell’ente in modo da consentire la fine del regime commissariale, la nomina del primo presidente dell’ente e l’inizio, quindi, di quella che verrà chiamata l’era Boschi. Ma noi che c’eravamo sappiamo che l’era Boschi è stata anche l’era Lippa.
E questo perché il segreto del successo dell’Ente è consistito propria nell’azione sinergica di questi due personaggi dotati di grande personalità, grande carisma, molto diversi tra loro ma sostanzialmente complementari, rispettosissimi ciascuno della sfera di competenza dell’altro e capaci di fare squadra anche attraverso il gioco delle parti. Io ho avuto il privilegio di lavorare con questi due grandi professionisti per decenni e mi sono divertito spesso a osservarlo questo gioco delle parti: il buono – Boschi – e il cattivo – Lippa -, lo scienziato un poco matto – Boschi – e lo sceriffo – Lippa -, il trasgressivo – Boschi – e il ricucitore Lippa -, il tutto sempre in funzione degli interessi dell’istituzione.

MS. Proprio così! Io l’ho conosciuto nella sua posizione di direttore generale dell’ING a metà degli anni ottanta. Ai tempi vi era molta rivalità fra GNDT e ING. Lippa impersonava il carattere duro di questa rivalità per la parte ING, mentre Boschi a volte mostrava un approccio più soft; ma era solo un “gioco della parti”, come dicevi più sopra. Come esponente attivo del GNDT non ero – diciamo – nelle sue grazie. Le cose cambiarono gradualmente quando l’IRRS fu coinvolto nel processo di riordino che portò alla fine alla emanazione del decreto costitutivo dell’INGV (il mitico decreto n. 381/1999). Piano piano, credo, mi guadagnai la stima anche di Cesidio, che andavo spesso a trovare la mattina delle riunioni del Collegio di Istituto, quando arrivavo a Via di Vigna Murata da Milano spesso prima dei colleghi romani.
A dire il vero, durante l’intero processo di riordino io e la parte di IRRS che decise di confluire in INGV avevamo paura di essere considerati un po’ alla stregua della Germania Est all’atto della riunificazione; successivamente, però, i vantaggi dell’operazione furono evidenti anche per noi e ci fu possibile apprezzare il grande lavoro gestionale – pilotato da Lippa – che aveva permesso la nascita dell’INGV.

TP. Concordo e penso di poter dire che senza la sua pazienza, tenacia, ostinazione, equilibrio, capacità di riscuotere fiducia la strada che portò alla nascita dell’INGV sarebbe risultata molto più lunga e accidentata. So, per esempio, di una telefonata dalle 9 alle 11 di sera dal suo telefono di casa con il presidente della commissione parlamentare competente per smontare una a una le motivazioni scientifiche, politiche e anche banalmente localistiche di chi si opponeva al progetto e faceva pressioni sulla commissione per evitare l’emanazione del decreto n. 381/1999 che hai ricordato.
Il nuovo ente nasce ufficialmente il 10 gennaio 2001 e il successivo 1 febbraio Cesidio viene nominato Direttore generale del nuovo e grande Istituto. In questa veste gestisce la lunga e laboriosa fase di passaggio dai precedenti sistemi al nuovo unitario assetto ordinamentale; controlla, con le consuete caratteristiche di fermezza e coerenza, il processo di fusione delle diverse realtà confluite nel nuovo Ente, durante il quale noi responsabili dell’Istituto veniamo chiamati a modificare sensibilmente i criteri di gestione del personale e delle risorse, adeguandoci al mutato quadro procedurale gradualmente e faticosamente.

MS. Questa fase di passaggio durò alcuni anni e fu veramente avventurosa. Ricordo che ancora prima della nascita ufficiale, l’INGV dispose dei finanziamenti “straordinari” ai tre istituti CNR che stavano per confluirvi. I direttori dei tre istituti, in qualità di Funzionari delegati, aprirono dei conti correnti ordinari sui quali vennero accreditati questi finanziamenti ed eseguivano pagamenti che poi rendicontavano all’Amministrazione dell’INGV. Succedeva però che i direttori delle banche interessate chiamassero i direttori stessi per proporre investimenti, e non si capacitavano del rifiuto…

TP. Si, è vero: furono anni avventurosi e alcune procedure oggi sarebbero inammissibili. Ma furono anche anni belli. E furono pure caratterizzati da una concentrazione notevole di emergenze: oltre alla tristissima emergenza legata al terremoto di San Giuliano di Puglia del 2002, un terremoto piccolo ma che portò a una tragedia immane, ricordo che tra il 2001 e il 2003 si registrarono due eruzioni dell’Etna, una eruzione dello Stromboli particolarmente spettacolare con tanto di tsunami allegato e perfino emissioni gassose al largo dell’isola di Panarea!
Guidati da capi carismatici e rassicuranti – come, appunto, Enzo Boschi e Cesidio Lippa – condividemmo assieme ai responsabili delle varie sezioni una stagione di forte sviluppo di tutte le attività istituzionali e da notevoli risultati scientifici e gestionali e anche l’emozione dell’avvio di un’avventura professionale e umana densa di speranze e di senso di appartenenza, in un clima generale di entusiasmo che negli anni successivi non sempre è stato possibile ricreare.

MS. Ricordo un episodio che contraddistinse le sue capacità gestionali e umane al tempo stesso. Dopo la lunga crisi della sezione di Catania, conclusasi con le dimissioni del direttore in carica e con la nomina di Sandro Bonaccorso, Lippa, pur non condividendo appieno le decisioni del Presidente e del CdA, si incaricò di gestire il travagliato cambio di vertice trovando le modalità più giuste per preservare i delicati equilibri interni alla sezione. Fu poi lui ad accompagnare Bonaccorso al primo Collegio di Istituto, a presentarlo e a introdurlo agli altri direttori. In seguito anche con Sandro stabilì un rapporto improntato a stima e rispetto reciproci.

TP. Ma Cesidio, nella sua carriera, è stato al centro anche di altre imprese. All’inizio degli anni novanta l’ordinamento del personale degli enti pubblici di ricerca fu rivoluzionato a seguito della emanazione di un decreto (il DPR n. 171 del 1991). Come tutti i passaggi di successo (quell’ordinamento è tuttora in essere), il decreto n. 171 ha molti padri, nel senso che ho sentito diversi personaggi vantarsi di essere stati il maggiore artefice di quel contratto. Sarà, ma è un fatto che nei mesi precedenti alla firma ho assistito personalmente a colloqui serratissimi tra Cesidio ed esponenti del governo, tra Cesidio ed esponenti sindacali e ho toccato con mano la fiducia che lui riusciva a riscuotere da tutte le parti in causa, grazie alla capacità negoziale e alla competenza con le quali affrontava le discussioni. Negli anni novanta contribuì a fondare e ad animare la Conferenza dei direttori generali degli enti di ricerca (CODIGER), ricoprendone la carica di segretario nazionale fino a metà 2007. La CODIGER ha avuto il merito di dare la giusta dignità al ruolo del Direttore generale quale massimo responsabile dell’esecutivo, legato da rapporto di fiducia con l’organo di vertice ma autonomo rispetto a esso e quello di far sì che gli EPR formassero un fronte compatto nel quale le singole amministrazioni non si sentissero sole davanti ai vari problemi e fossero capaci di far valere la propria autonomia e le proprie specificità (oggi, in particolare, questa autonomia e queste specificità sono soffocate da raffiche di circolari, direttive e risposte a quesiti; a proposito, Cesidio mi diceva sempre: “non fare mai quesiti agli enti vigilanti. A meno che tu non conosca già la risposta”…).

Non mancò, inoltre, di occuparsi della formazione del personale degli EPR contribuendo alle fortune della Scuola di Bressanone diretta dal collega e amico Luciano Majorani, in qualità di componente del Consiglio scientifico e di docente. Per un quarto di secolo la Scuola, oltre a svolgere un’importante funzione formativa, ha costituito un prezioso momento di incontro degli addetti alla gestione degli enti di ricerca, una sorta di convention annuale che consentiva a dirigenti e funzionari, ma anche ad alcuni ricercatori, di confrontarsi per qualche giorno con le esperienze di colleghi che per il resto dell’anno restavano distanti, ciascuno intrappolato negli infiniti problemi d’ufficio, nella soffocante routine quotidiana.
Coinvolti da Majorani e Cesidio, relatori illustri si alternavano nell’aula magna della locale sede estiva dell’Università di Padova che ospitava la Scuola: una volta venne a tenere lezione il giudice Santiapichi accompagnato da una scorta imponente (era il periodo di maxi processi per mafia), che per qualche ora turbò la quiete del luogo. Un’altra volta venne il pubblico ministero Guariniello che ci terrorizzò circa le responsabilità connesse al mancato rispetto delle norme per la sicurezza nei luoghi di lavoro (e quanto risultano attuali – oggi – quelle lezioni!) e un’altra volta ancora tenne lezione il Prof. Zichichi, vulcanico e irrefrenabile come sempre.

MS. Dal tuo racconto emerge una figura veramente centrale nel panorama dei nostri enti di ricerca. Devo dire che anche per me è stata una fortuna conoscerlo, lavorare con lui e godere, dopo le iniziali freddezze, della sua stimaAggiungo che nel seguito scoprimmo anche di avere interessi comuni in Canada: io a Montréal dove mi recavo spesso, lui a Toronto dove si trovavano alcuni parenti nell’ambito della comunità italiana ivi residente. L’ultima volta che lo vidi fu in occasione dell’ultimo Collegio di Istituto cui partecipò; era il 2007, era provato, aveva perso i capelli per la chemio ma aveva voluto essere presente come sempre.

TP. Scoprì di essere malato a novembre del 2006. Affrontò la malattia e le faticose cure con dignità e rassegnazione virile. Finché ebbe la forza continuò a frequentare l’Istituto e anche quando dovette ricoverarsi non smise di seguire le nostre vicende e in particolare quelle legate all’ampliamento della sede dell’Istituto. Del resto teneva molto a questo progetto, sapeva che era la sua ultima impresa, quando lo andavo a trovare in ospedale negli ultimi tempi, più che ascoltare i miei resoconti sulle solite attività gestionali mi chiedeva: “ma sono arrivati al solaio? hanno finito le tamponature esterne?”
Ci lasciò il 18 novembre 2007.

MS. Ricordo i suoi funerali, a Villavallelonga suo paese natale, in un chiesa molto piccola con una coda di gente fuori dall’ingresso in un pomeriggio freddissimo. Sonia Topazio lesse con voce rotta dall’emozione una lettera scritta da una nostra collega che ascoltai come un autentico lamento funebre, una commemorazione molto toccante.

TP: Si, c’ero anche io e ricordo inoltre che una donna prima della cerimonia distribuì ai presenti una piccola pagnotta con una croce incisa sulla crosta, secondo antica usanza del paese.
Hai citato Villavallelonga. Un paesino sconosciuto alla generalità degli italiani ma notissimo nel mondo degli EPR per il semplice motivo che lui non faceva altro che parlarne, dimostrando un amore per il paese d’origine assolutamente sincero e con un sapore buono di altri tempi. La vita quotidiana del paese (peraltro incastonato in uno scenario naturale marsicano veramente bello), i suoi personaggi pittoreschi, le espressioni dialettali, le prime colazioni robuste a base di pane e frittata sono stati al centro di racconti inesauribili che ci hanno fatto conoscere Villavallelonga prima di andarci, ovviamente ospiti della sua generosità infinita.

Enza Sorice
È sempre bello leggere il nostro passato attraversola penna di Tullio Pepe.
È un piacere, ti riporta alla mente con leggerezza e gioia i ricordi… che quasi tocchi con mano. Sono contenta di leggere anche i ricordi di Massimiliano Stucchi che vanno ad arricchire un passato che è stato il nostro vissuto nell’Ente. Siamo stati fortunati di aver partecipato quell’epoca e aver avuto accanto due uomini del loro calibro. Hanno trasmesso il loro sapere e il loro sentire a ciascuno di noi. Grazie.

 

Sono particolarmente legato a un ricordo, che credo possa ben raccontare il DG Lippa, nonché un modo di vivere i rapporti “gerarchici” che, credo, non esista più. Mi sembra fosse il 2002; a Genova si tenne l’inaugurazione della mostra sul campo magnetico terrestre, e toccò a me, allora giovane ricercatore, presentarne il percorso ad autorità e invitati. Al termine della spiegazione, che riscosse un buon successo, mi si avvicinò il Direttore Generale, che stava per ripartire verso Roma. Credevo volesse farmi un piccolo apprezzamento, mi disse, invece, peraltro circondato da autisti e operatori: “mi prendi la borsa e me la metti in macchina?”. Non ho ancora compreso se fosse il suo modo di dimostrarmi apprezzamento attraverso una richiesta confidenziale, o se, piuttosto, fosse un modo per riportarmi a terra dopo la ribalta. Propendo senz’altro per quest’ultima.

 

Grazie infinite per questo ricordo. E’ una persona che ricordo con stima e affetto, che è stato capace di risolvere in un battibaleno problemi enormi. Grazie anche per avermi fatto conoscere la data della sua dipartita, in modo da potergli dedicare una messa.

Bruno Zolesi

Ho conosciuto Cesidio nella storica sede di via Ruggero Bonghi proprio nel 1979 quando partecipai al concorso per un ricercatore nel reparto ionosferico allora diretto da Pietro Dominici già direttore dimissionario dell’ente.
All’epoca insegnavo fisica in un istituto tecnico di Roma e avendo meno di 30 anni non vedevo bene un ente assistenziale come il Kirner che sottraeva obbligatoriamente una quota di stipendio a tutti i docenti.
Con gli anni e con le ovvie preoccupazioni familiari ho compreso meglio le ragioni di Cesidio e non solo su questo tema.
A Cesidio piaceva ricordare come era stata, anche nel recente passato, la vita degli abitanti di Villavallelonga e come fosse cambiata in meglio negli ultimi anni. Proveniendo anche io da un piccolo paese della Toscana comprendevo questo sentimento ricordando bene cosa fosse l’Italia del secondo dopo guerra.

4 thoughts on “I fondatori dell’INGV: Cesidio Lippa (lo ricordano Tullio Pepe, Massimiliano Stucchi e altri colleghi)

  1. Ho conosciuto Cesidio nella storica sede di via Ruggero Bonghi proprio nel 1979 quando partecipai al concorso per un ricercatore nel reparto ionosferico allora diretto da Pietro Dominici già direttore dimissionario dell’ente.
    All’epoca insegnavo fisica in un istituto tecnico di Roma e avendo meno di 30 anni non vedevo bene un ente assistenziale come il Kirner che sottraeva obbligatoriamente una quota di stipendio a tutti i docenti.
    Con gli anni e con le ovvie preoccupazioni familiari ho compreso meglio le ragioni di Cesidio e non solo su questo tema.
    A Cesidio piaceva ricordare come era stata, anche nel recente passato, la vita degli abitanti di Villavallelonga e come fosse cambiata in meglio negli ultimi anni. Proveniendo anche io da un piccolo paese della Toscana comprendevo questo sentimento ricordando bene cosa fosse l’Italia del secondo dopo guerra.

  2. Grazie infinite per questo ricordo. E’ una persona che ricordo con stima e affetto, che è stato capace di risolvere in un battibaleno problemi enormi. Grazie anche per avermi fatto conoscere la data della sua dipartita, in modo da potergli dedicare una messa.

  3. Sono particolarmente legato a un ricordo, che credo possa ben raccontare il DG Lippa, nonché un modo di vivere i rapporti “gerarchici” che, credo, non esista più. Mi sembra fosse il 2002; a Genova si tenne l’inaugurazione della mostra sul campo magnetico terrestre, e toccò a me, allora giovane ricercatore, presentarne il percorso ad autorità e invitati. Al termine della spiegazione, che riscosse un buon successo, mi si avvicinò il Direttore Generale, che stava per ripartire verso Roma. Credevo volesse farmi un piccolo apprezzamento, mi disse, invece, peraltro circondato da autisti e operatori: “mi prendi la borsa e me la metti in macchina?”. Non ho ancora compreso se fosse il suo modo di dimostrarmi apprezzamento attraverso una richiesta confidenziale, o se, piuttosto, fosse un modo per riportarmi a terra dopo la ribalta. Propendo senz’altro per quest’ultima. Aldo Winkler

  4. È sempre bello leggere il nostro passato attraverso
    la penna di Tullio Pepe. È un piacere, ti riporta alla mente con leggerezza e gioia i ricordi… che quasi tocchi con mano. Sono contenta di leggere anche i ricordi di Massimiliano Stucchi che vanno ad arricchire un passato che è stato il nostro vissuto nell’Ente. Siamo stati fortunati di aver partecipato quell’epoca e aver avuto accanto due uomini del loro calibro. Hanno trasmesso il loro sapere e il loro sentire a ciascuno di noi. Grazie

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