80 anni fa nasceva Enzo Boschi. Ricordi di Alessandra Stefàno, Dante De Paz intervistato da Patrizia Feletig e Massimiliano Stucchi

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Sono pochi, se non pochissimi, i tentativi di riassumere in poche pagine la vita, la carriera, le peculiarità e le intuizioni di Enzo Boschi. Meglio immaginarlo come una sorta di “apeirogon”, un poligono con un numero illimitato di lati, che da lontano sembra rotondo ma non lo è (Boschi era tutto fuorché rotondo). Per questo motivo questo blog gli ha dedicato un mosaico di ricordi

https://terremotiegrandirischi.com/2020/12/22/un-mosaico-per-enzo-boschi-a-cura-di-alcuni-colleghi-e-amici/

e ora gliene dedica altri tre.


Alessandra Stefàno
Il primo impatto con il prof. Boschi? Un po’ di soggezione nei suoi confronti, ovviamente a me già noto come uno dei massimi esperti di sismologia e vulcanologia. Appariva un po’ burbero, ma a me suscitò simpatia.
Sempre molto serio, ma anche molto turbato perché, come tutti gli imputati di quel processo, non riusciva a capacitarsi delle accuse che gli venivano contestate. Dialogava un po’ con tutti, cercava il contatto con tutti, rivendicando le proprie ragioni e ribadendo che lui, alla famosa riunione del 30 marzo, lo aveva detto a chiare lettere al Sindaco: prima o poi ci sarà un forte terremoto! A volte durante le udienze non riusciva a trattenere il disappunto e borbottava, sbuffando spesso, al punto da essere ‘ripreso’, seppur bonariamente, dal giudice.
Un episodio particolare, che non potrò mai dimenticare, furono le sue lacrime alla fine del processo d’appello. La Corte lo aveva, giustamente, assolto. Dal fondo dell’aula una parte del pubblico iniziò ad inveire contro la Corte, urlando la disapprovazione per il ribaltamento della sentenza di primo grado. Alcuni carabinieri ci accompagnarono fuori dall’aula in un piccolo corridoio, in attesa che la situazione si tranquillizzasse un po’. Fu lì che lo vidi piangere e mi abbracciò commosso e sollevato, finalmente. Fu l’ultima volta che lo vidi.
Per me è stato un onore conoscerlo. Mi spiace che abbia molto sofferto per quel processo.


Dante De Paz, intervistato da Patrizia Feletig
Quando Enzo Boschi entrava in negozio era una persona completamente diversa dal personaggio pubblico”, ricorda Dante De Paz, proprietario del negozio di abbigliamento maschile più iconico di Bologna. Anni di frequentazione dei felpati interni della boutique nella centrale via Ugo Bassi, e questo cliente esigente in fatto di gusti ma simpatico e spendaccione, diventa un amico del titolare suo coetaneo.
“Ci frequentava quasi fossimo un club. Veniva a scegliere stoffe per un abito sartoriale che andava ad arricchire la sua collezione di oltre 150 capi. Gessati, flanelle, il prof Boschi era molto classico nello stile con una spiccata inclinazione per i tessuti british; debolezza forse contratta durante la sua permanenza all’Università di Cambridge. Aveva imparato a riconoscere ad occhio sicuro le stoffe. Era preparatissimo sui fabbricanti. Pretendeva forniture da Coopers o da Hardy Minnis. Oppure entrava e mi chiedeva imperioso un metraggio di Seersucker ma solo se è della tessitura Solbiati” racconta De Paz.
Quando gli chiedevo dove trovasse il tempo per imparare queste cose, rispondeva che gli capitava di sfogliare le mazzette di tessuti dal suo sarto. Nell’atelier di Caraceni, dietro via Veneto,  tra i ritratti autografati dei grandi e potenti del mondo c’è anche la foto del prof. sorridente e scanzonato.

Sempre con la battuta pronta, da noi si divertiva lasciando sfogando il suo modo molto schietto di essere aretino. Interpellava i commessi con uno faceto “Bischero” ma trattava tutti sempre con rispetto e signorilità” riconosce il signor Dante. “Con lui si facevano grandi chiacchierate su tutto, tranne sui terremoti. Viaggi, politica, film e libri e a volte qualche confidenza più intima. Si capiva che per Enzo era liberatorio venire qui”.
Diventava una pausa spensierata quando era all’apice del successo e dei riconoscimenti. E poi divenne un approdo rassicurante quando, nel 2009 dopo il terremoto dell’Aquila, all’improvviso onori e incarichi gli furono strappati via, a seguito dell’accusa di omicidio colposo che fece insorgere e schierarsi a suo fianco gli scienziati di mezzo mondo.
“Nel penultimo inverno s’incapricciò di una pezza di British Warm, un doppio tessuto da 1.000 grammi al metro. Un articolo praticamente invendibile in Italia. Si fece confezionare un cappotto e le rare volte che la meteo gli concesse di indossarlo, scherzava sostenendo che era come marciare con lo zaino zavorrato di un alpino”.

Indossare i panni (letteralmente!) del geofisico che ha conquistato l’Olimpo dei sismologi non è inverosimile. “Dopo la sua scomparsa, sua moglie venne ad offrirmi la collezione di abiti di Enzo. Ora sono in vendita nell’outlet e catturano sempre l’attenzione. Ma le misure sono difficilmente compatibili. Enzo era molto alto e al seguito di un incidente giovanile in moto, che gli rese inservibile il braccio destro, usava particolari imbottiture sulla spalla.”


Massimiliano Stucchi
In quel negozio di Bologna ebbi modo di entrare anche io. Boschi portava spesso giacche di tonalità verde e io mi lamentavo con lui di non riuscire a trovarne. Un giorno ci incontrammo a Bologna e con una scusa mi portò al negozio e mi fece scegliere un tessuto. “Lovat” mi disse, “tienilo a mente”. Lovat Harris Tweed. Mi presero le misure e dopo qualche settimana un amico mi portò a Milano una giacca che conservo religiosamente e uso per le ormai poche grandi occasioni.
Non la potei indossare quando riuscì a farci ricevere con un gruppo di colleghi dal Presidente Napolitano al Quirinale, il 9 settembre 2010. Era prescritto un abito scuro. Non era la prima volta che Boschi veniva ricevuto ma quella volta volle farsi accompagnare da una delegazione dell’INGV. Boschi era già stato incriminato per gli eventi dell’Aquila, e Giulio Selvaggi con lui; scherzò con Napolitano che gli garantì che in caso di condanna sarebbe andato a trovarlo in carcere o quanto meno gli avrebbe fatto avere le arance. Mi aveva suggerito di portare con me una copia della Gazzetta Ufficiale del 2006 che aveva reso Legge dello Stato la mappa di pericolosità sismica, che definiva “uno dei lavori più importanti dell’INGV”. A me sembrava brutto portare la Gazzetta Ufficiale proprio a colui che firmava leggi e decreti che la popolavano; Napolitano invece apprezzò e si ricordò che era stata l’ultima OPCM del Governo Berlusconi.

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Non sono cresciuto nella scuola di Boschi e nemmeno nell’ING. Pure ci hanno sempre legato rispetto e simpatia, dal primo incontro ad Ancona nel 1973 a tutti gli episodi in cui, magari da parti separate e anche in conflitto, abbiamo collaborato a mettere in posto una serie di mattoni di quello che oggi è l’INGV. Ho fatto parte per anni dell’area “avversaria” (CNR, GNDT) ma riconosceva la mia indipendenza di giudizio. Aveva apprezzato che fossi stato uno dei pochi di quell’area a esprimergli solidarietà quando un noto giornalista televisivo aveva accennato alla sua persona sottolineando in malo modo la sua menomazione fisica.
Nel gennaio 2013 organizzai un evento scientifico per “festeggiare” il mio pensionamento (naturalmente indossavo la giacca di Lovat).

Schermata 2022-02-23 alle 10.34.11Venne a Milano e vi pernottò; era già in pensione. Durante l’evento, che coincise per puro caso con la giornata in cui vennero pubblicate le motivazioni della sentenza di condanna di primo grado del processo dell’Aquila, fece un paio di numeri come suo solito. Poi lo chiamai con me per il saluto finale, ricordandogli che aveva suggerito lui stesso che un giorno saremmo andati insieme al centro del campo a salutare il pubblico come fanno i calciatori quando si ritirano. Non se lo aspettava, forse non si sentiva pronto. Ma lo facemmo insieme e mi abbracciò forte, commosso.

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L’anniversariodella nascita di Enzo Boschi è stato ricordato anche dagli amici de “Il Foglietto”

https://ilfoglietto.it/il-foglietto/6757-enzo-boschi-oggi-avrebbe-compiuto-80-anni-un-ricordo-del-foglietto

 

1 thoughts on “80 anni fa nasceva Enzo Boschi. Ricordi di Alessandra Stefàno, Dante De Paz intervistato da Patrizia Feletig e Massimiliano Stucchi

  1. Ricordo che nella giornata del gennaio del gennaio 2013 evocata da Stucchi Boschi fece, nel suo tipico stile, vari commenti sgradevoli (in particolare su N N Ambraseys, ricercatore famoso e di livello nettamente superiore allo stesso Boschi). Ha certamente avuto meriti notevoli nel rimettere in piedi e ingrandire l’INGV, ma la sua eredità scientifica in senso proprio è pressoché evanescente.

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