80 anni fa nasceva Enzo Boschi. Ricordi di Alessandra Stefàno, Dante De Paz intervistato da Patrizia Feletig e Massimiliano Stucchi

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Sono pochi, se non pochissimi, i tentativi di riassumere in poche pagine la vita, la carriera, le peculiarità e le intuizioni di Enzo Boschi. Meglio immaginarlo come una sorta di “apeirogon”, un poligono con un numero illimitato di lati, che da lontano sembra rotondo ma non lo è (Boschi era tutto fuorché rotondo). Per questo motivo questo blog gli ha dedicato un mosaico di ricordi

https://terremotiegrandirischi.com/2020/12/22/un-mosaico-per-enzo-boschi-a-cura-di-alcuni-colleghi-e-amici/

e ora gliene dedica altri tre.


Alessandra Stefàno
Il primo impatto con il prof. Boschi? Un po’ di soggezione nei suoi confronti, ovviamente a me già noto come uno dei massimi esperti di sismologia e vulcanologia. Appariva un po’ burbero, ma a me suscitò simpatia.
Sempre molto serio, ma anche molto turbato perché, come tutti gli imputati di quel processo, non riusciva a capacitarsi delle accuse che gli venivano contestate. Dialogava un po’ con tutti, cercava il contatto con tutti, rivendicando le proprie ragioni e ribadendo che lui, alla famosa riunione del 30 marzo, lo aveva detto a chiare lettere al Sindaco: prima o poi ci sarà un forte terremoto! A volte durante le udienze non riusciva a trattenere il disappunto e borbottava, sbuffando spesso, al punto da essere ‘ripreso’, seppur bonariamente, dal giudice.
Un episodio particolare, che non potrò mai dimenticare, furono le sue lacrime alla fine del processo d’appello. La Corte lo aveva, giustamente, assolto. Dal fondo dell’aula una parte del pubblico iniziò ad inveire contro la Corte, urlando la disapprovazione per il ribaltamento della sentenza di primo grado. Alcuni carabinieri ci accompagnarono fuori dall’aula in un piccolo corridoio, in attesa che la situazione si tranquillizzasse un po’. Fu lì che lo vidi piangere e mi abbracciò commosso e sollevato, finalmente. Fu l’ultima volta che lo vidi.
Per me è stato un onore conoscerlo. Mi spiace che abbia molto sofferto per quel processo.


Dante De Paz, intervistato da Patrizia Feletig
Quando Enzo Boschi entrava in negozio era una persona completamente diversa dal personaggio pubblico”, ricorda Dante De Paz, proprietario del negozio di abbigliamento maschile più iconico di Bologna. Anni di frequentazione dei felpati interni della boutique nella centrale via Ugo Bassi, e questo cliente esigente in fatto di gusti ma simpatico e spendaccione, diventa un amico del titolare suo coetaneo.
“Ci frequentava quasi fossimo un club. Veniva a scegliere stoffe per un abito sartoriale che andava ad arricchire la sua collezione di oltre 150 capi. Gessati, flanelle, il prof Boschi era molto classico nello stile con una spiccata inclinazione per i tessuti british; debolezza forse contratta durante la sua permanenza all’Università di Cambridge. Aveva imparato a riconoscere ad occhio sicuro le stoffe. Era preparatissimo sui fabbricanti. Pretendeva forniture da Coopers o da Hardy Minnis. Oppure entrava e mi chiedeva imperioso un metraggio di Seersucker ma solo se è della tessitura Solbiati” racconta De Paz.
Quando gli chiedevo dove trovasse il tempo per imparare queste cose, rispondeva che gli capitava di sfogliare le mazzette di tessuti dal suo sarto. Nell’atelier di Caraceni, dietro via Veneto,  tra i ritratti autografati dei grandi e potenti del mondo c’è anche la foto del prof. sorridente e scanzonato.

Sempre con la battuta pronta, da noi si divertiva lasciando sfogando il suo modo molto schietto di essere aretino. Interpellava i commessi con uno faceto “Bischero” ma trattava tutti sempre con rispetto e signorilità” riconosce il signor Dante. “Con lui si facevano grandi chiacchierate su tutto, tranne sui terremoti. Viaggi, politica, film e libri e a volte qualche confidenza più intima. Si capiva che per Enzo era liberatorio venire qui”.
Diventava una pausa spensierata quando era all’apice del successo e dei riconoscimenti. E poi divenne un approdo rassicurante quando, nel 2009 dopo il terremoto dell’Aquila, all’improvviso onori e incarichi gli furono strappati via, a seguito dell’accusa di omicidio colposo che fece insorgere e schierarsi a suo fianco gli scienziati di mezzo mondo.
“Nel penultimo inverno s’incapricciò di una pezza di British Warm, un doppio tessuto da 1.000 grammi al metro. Un articolo praticamente invendibile in Italia. Si fece confezionare un cappotto e le rare volte che la meteo gli concesse di indossarlo, scherzava sostenendo che era come marciare con lo zaino zavorrato di un alpino”.

Indossare i panni (letteralmente!) del geofisico che ha conquistato l’Olimpo dei sismologi non è inverosimile. “Dopo la sua scomparsa, sua moglie venne ad offrirmi la collezione di abiti di Enzo. Ora sono in vendita nell’outlet e catturano sempre l’attenzione. Ma le misure sono difficilmente compatibili. Enzo era molto alto e al seguito di un incidente giovanile in moto, che gli rese inservibile il braccio destro, usava particolari imbottiture sulla spalla.”


Massimiliano Stucchi
In quel negozio di Bologna ebbi modo di entrare anche io. Boschi portava spesso giacche di tonalità verde e io mi lamentavo con lui di non riuscire a trovarne. Un giorno ci incontrammo a Bologna e con una scusa mi portò al negozio e mi fece scegliere un tessuto. “Lovat” mi disse, “tienilo a mente”. Lovat Harris Tweed. Mi presero le misure e dopo qualche settimana un amico mi portò a Milano una giacca che conservo religiosamente e uso per le ormai poche grandi occasioni.
Non la potei indossare quando riuscì a farci ricevere con un gruppo di colleghi dal Presidente Napolitano al Quirinale, il 9 settembre 2010. Era prescritto un abito scuro. Non era la prima volta che Boschi veniva ricevuto ma quella volta volle farsi accompagnare da una delegazione dell’INGV. Boschi era già stato incriminato per gli eventi dell’Aquila, e Giulio Selvaggi con lui; scherzò con Napolitano che gli garantì che in caso di condanna sarebbe andato a trovarlo in carcere o quanto meno gli avrebbe fatto avere le arance. Mi aveva suggerito di portare con me una copia della Gazzetta Ufficiale del 2006 che aveva reso Legge dello Stato la mappa di pericolosità sismica, che definiva “uno dei lavori più importanti dell’INGV”. A me sembrava brutto portare la Gazzetta Ufficiale proprio a colui che firmava leggi e decreti che la popolavano; Napolitano invece apprezzò e si ricordò che era stata l’ultima OPCM del Governo Berlusconi.

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Non sono cresciuto nella scuola di Boschi e nemmeno nell’ING. Pure ci hanno sempre legato rispetto e simpatia, dal primo incontro ad Ancona nel 1973 a tutti gli episodi in cui, magari da parti separate e anche in conflitto, abbiamo collaborato a mettere in posto una serie di mattoni di quello che oggi è l’INGV. Ho fatto parte per anni dell’area “avversaria” (CNR, GNDT) ma riconosceva la mia indipendenza di giudizio. Aveva apprezzato che fossi stato uno dei pochi di quell’area a esprimergli solidarietà quando un noto giornalista televisivo aveva accennato alla sua persona sottolineando in malo modo la sua menomazione fisica.
Nel gennaio 2013 organizzai un evento scientifico per “festeggiare” il mio pensionamento (naturalmente indossavo la giacca di Lovat).

Schermata 2022-02-23 alle 10.34.11Venne a Milano e vi pernottò; era già in pensione. Durante l’evento, che coincise per puro caso con la giornata in cui vennero pubblicate le motivazioni della sentenza di condanna di primo grado del processo dell’Aquila, fece un paio di numeri come suo solito. Poi lo chiamai con me per il saluto finale, ricordandogli che aveva suggerito lui stesso che un giorno saremmo andati insieme al centro del campo a salutare il pubblico come fanno i calciatori quando si ritirano. Non se lo aspettava, forse non si sentiva pronto. Ma lo facemmo insieme e mi abbracciò forte, commosso.

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Questo post è stato rilanciato da Alessandro Amato qui https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=1518235118573809&id=100011620057542

L’anniversariodella nascita di Enzo Boschi è stato ricordato anche dagli amici de “Il Foglietto”

https://ilfoglietto.it/il-foglietto/6757-enzo-boschi-oggi-avrebbe-compiuto-80-anni-un-ricordo-del-foglietto

 

Che cosa rimane della vicenda giudiziaria “Grandi Rischi” (di Claudio Moroni)

Introduzione di M. Stucchi.
Ogni tanto appaiono “aftershocks” del cosiddetto processo “Grandi Rischi”: in genere dalla parte dell’accusa e del giudizio di primo grado, ovvero di chi non si rassegna al fatto che le successive sentenze hanno demolito il castello accusatorio. Ad esempio, proprio in questi giorni alcuni media hanno rifritto un po’ di aria in relazione alla nomina di Mauro Dolce a Assessore della Regione Calabria.
Ma parliamo di cose più importanti.  
l giudice del processo di primo grado, Marco Billi, nel 2017 pubblicò un libro dal titolo “La causalità psichica nei reati colposi”, sottotitolo “Il caso del processo alla Commissione Grandi Rischi”. Nel volume, in realtà dedicato quasi integralmente al sottotitolo (peraltro errato, come provato dalle sentenze successive alla sua) e nelle occasioni in cui l’ha presentato, l’autore sostiene fra le altre cose che “riscriverebbe” oggi la stessa sentenza (in parte lo fa, appunto), frase che fa rabbrividire e addirittura dubitare della Giustizia. Per fare un paragone, gli arbitri di calcio che manifestamente fanno errori importanti vengono sospesi, anche se le partite non vengono rigiocate. In questo caso no: la Corte d’Appello ha letteralmente fatto a pezzi la sentenza di primo grado e l’accusa su cui si basava, e Billi può continuare a pensare di essere nel giusto e affermarlo in giro. Peraltro, è persona impegnata e sensibile, dato che ha pubblicato un volume sul problema del “fine vita”.
Di recente, il giornalista Alberto Orsini ha pubblicato un volume che raccoglie gli articoli da lui pubblicati su “abruzzoweb.it” nel corso della lunga vicenda giudiziaria. Un volume senza dubbio utile come antologia, con l’aggiunta di chiose dell’autore ai suoi stessi articoli, chiose meditate a vicenda conclusa: peccato solo per il titolo e l’iconografia. In una delle prefazioni, così come in una delle presentazioni in pubblico, il giudice Billi sostiene che sia giusto che lo Stato possa processare se stesso. Concordo, ma aggiungo: se vi sono le ragioni per farlo. Se si costruisce un impianto accusatorio a dir poco farlocco e la Corte d’Appello e la Corte di Cassazione concludono che per sei dei sette imputati “il fatto non sussiste”, di che cosa stiamo parlando? Questo blog tornerà sull’argomento con un prossimo post. Nel frattempo pubblichiamo un articolo rimasto in archivio per lungo tempo, dal 2017, scusandoci con l’autore per il ritardo.

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Claudio Moroni, ingegnere. Opera da sempre nel campo delle strutture, con particolare riferimento alla riduzione del rischio sismico, sia nell’ambito della ricerca numerica e sperimentale, sia in quello della diffusione della conoscenza e delle applicazioni reali sul campo. Fa, ed ha fatto parte, di numerose commissioni per la redazione di norme, linee guida ed istruzioni.

Premessa. Una fortuita ricerca di redazione ha rispolverato un pezzo ormai quasi dimenticato che, riletto oggi, è più che mai attuale. Si potrebbe dire che negli ultimi anni, con la questione “Palamara”, la cronaca ha acclarato che i riscontri sul campo relativi alle non rare distorsioni del sistema inquirente, e talvolta anche giudicante, in alcuni casi costituiscono persino la regola, invece che l’eccezione. Ciò, per contro, non muta di una virgola la sostanza di quanto, con riferimento al “processo Grandi Rischi”, era stato analizzato con il dovuto distacco di tempo dagli eventi e che, nel seguito, si riporta integralmente.

E’ passato qualche anno da quando, in attesa della sentenza d’appello, rimettevo la mia speranza in una magistratura capace di analizzare i fatti senza pregiudizio e con il dovuto distacco razionale che dovrebbe caratterizzare chi ha il compito di giudicare. Come sono poi andati i fatti è cosa nota all’intero mondo e, data la riforma della sentenza, sembrerebbe ovvio che possa considerarmi felice e tutto sia tornato a posto. Non è così, o almeno credo non potrà mai più essere esattamente come prima, così come non potrà esserlo per coloro che, erroneamente, sono stati definiti, e talvolta essi stessi si sono definiti, “parte” avversa. Un procedimento giudiziario, soprattutto quando penale, ha un effetto devastante sia per gli imputati, che quando innocenti non possono che considerarsi giustamente vessati da una abnorme ingiustizia, sia per le parti civili che, logicamente, devono dedurre che se una Procura richiede il rinvio a giudizio, necessariamente siano stati individuati elementi di colpevolezza tali che il Giudice chiamato ad analizzarli non potrà che confermarli nei diversi gradi previsti dal sistema giudiziario. Quest’ultimo aspetto è ciò che ho sempre pensato da cittadino estraneo alle vicende che di volta in volta la cronaca raccontava. Non vedo perché i parenti delle vittime, peraltro provati da un terribile dolore, ancor più insopportabile se relativo alla perdita di un parente o, peggio, di un figlio, dovrebbero riuscire ad averne una visione diversa.

Mio malgrado, seguendo il procedimento “Grandi Rischi”, ho imparato che è abissale la distanza tra la percezione che ne ha il cittadino comune e la realtà del sistema giudiziario. Ero fermamente contrario ai termini di prescrizione e convinto che fossero l’escamotage voluto dai malfattori per sfuggire alle loro responsabilità. Consideravo l’operato dei Pubblici Ministeri (PM) pressoché identico a quello dei Giudici e non sopportavo che un individuo rinviato a giudizio potesse asserire di essere una persona non solo innocente ma, addirittura, estranea ai fatti, in spregio al fatto che ben due magistrati, PM e Giudici dell’Udienza Preliminare (GUP), avevano ritenuto di imputarlo, magari a fronte di un fascicolo che i mezzi d’informazione comunicavano essere di migliaia di pagine.

Ho imparato che anche il mondo giudiziario, come qualsiasi settore, ha le sue regole, le sue prassi e non è affatto privo di storture. Ho dovuto apprendere che, se i cittadini avessero un’adeguata preparazione in materia, basterebbe analizzare quanto lunghi siano i termini di prescrizione italiani per comprendere che sono sintomatici di un sistema malfunzionante, quasi medievale e tutt’altro che assolutorio. Che il GUP non è chiamato a valutare se l’indagato è colpevole o innocente ma, esagerando, quasi solo a “ratificare” il rinvio a giudizio chiesto dal PM. Che i faldoni sono pieni di articoli di giornali (!?!!), fotocopie di missioni della Polizia Giudiziaria che esegue le indagini, richieste di missioni, autorizzazioni alle missioni, ricevute di buoni pasto, ecc., e che dei fatti oggetto delle indagini se ne parla spesso in poche pagine, al massimo ritrascritte o fotocopiate più volte. Che se sei veramente innocente, ed hai ragioni da vendere, l’avvocato ti consiglia di non raccontarlo praticamente mai, onde evitare che il PM si adoperi per forzare qualche elemento così da nascondere, o quanto meno rendere meno evidenti, le tue ragioni al Giudice. Peraltro, più l’innocente sta zitto, più il procedimento non ha tecnicamente modo di fermarsi (considerando che talvolta i PM si adoperano a trovare i pochi elementi a favore dell’indagato solo per confutarli e non per analizzarli a sua discolpa), cosa che ovviamente finisce con l’accrescere la parcella dell’avvocato ed aumentare la convinzione collettiva che sia stato individuato il colpevole.

La cosa per me più sconcertante è che analizzando il sistema non riesco ad individuare una colpa specifica in qualcuno. Certamente si potrebbe dire che le Procure dovrebbero operare con più diligenza. Ma quanti rischi corrono? I PM sarebbero da classificare santi già solo quando decidono di svolgere quel ruolo. E quante migliaia di pratiche hanno? Allora si appoggiano molto alla Polizia Giudiziaria, a cui di fatto viene affidata l’indagine. Allora sono questi ultimi i responsabili? Persone che con spirito di servizio passano il tempo a leggere carte, cercare di capire fatti di cui non hanno nessuna competenza, il tutto incrociandolo con una conoscenza giuridica spesso sommaria. Certo, qualche volta qualcuno di loro si esalta, sentendosi padrone della verità e giustiziere dei cattivi, forse talvolta inconsciamente considerati tali ancor di più se c’è un divario di ruoli o di stipendio, calpestando buon senso e diritto. Ma, per contro, se non trovassero un individuo a cui attribuire una colpa, i giornali griderebbero allo scandalo millantando che gli inquirenti non sanno fare il loro dovere. In fondo è dai tempi dei romani che, soprattutto l’italiano, trova piacere nel vedere qualcuno sbranato. Ieri si andava al Colosseo, oggi c’è l’informazione che ci solleva nel sapere che ci sono tanti cattivi/ladri/malfattori in giro per l’Italia a cui attribuire le malefatte ed il malfunzionamento del nostro Paese. Questo fornisce l’indulgenza plenaria alla nostra coscienza che possiamo così continuare a considerare candida e pulita, anche se magari delle otto ore di lavoro, una la passiamo a leggere sul giornale le presunte malefatte altrui e, altre due, a commentarle con i colleghi delle altre stanze.

Insomma, ho imparato tanto, a cominciare dal fatto che, soprattutto quando si cerca di operare seriamente e coscienziosamente, bisogna avere la fortuna di stare lontani da eventi mediatici che possano calamitare l’attenzione morbosa degli “spettatori”, e conseguentemente del sistema giudiziario (in particolare delle Procure per il tramite di consulenti d‘ufficio ansiosi di raccontare le loro ascetiche visioni dei fatti), e, soprattutto, della politica il cui gioco delle parti l’ha ridotta, più o meno consapevolmente, ad un altoparlante del sistema giudiziario, al solo fine di millantare le potenziali malefatte della controparte, rimanendo così imbrigliata in un gioco perverso dove non è più possibile distinguere la vittima dal carnefice. In sintesi potrei dire che ho appreso, in modo pieno e consapevole, quanto asserito da qualcuno molto lungimirante circa l’importanza di formare gli Italiani. Temo che tutt’ora sia una battaglia così impegnativa che difficilmente potrà essere realizzata in pochi anni.

Correttamente molti parenti delle vittime speravano che le loro battaglie giudiziarie potessero almeno portare ad un innalzamento generalizzato della prevenzione dagli effetti del sisma. Non posso che associarmi all’ambizione che le vite umane spezzatesi quel 6 aprile, come in altri casi, continuino a vivere, anche se in un’altra forma, specchiandosi in tutti quei processi virtuosi in grado di portare ad una riduzione del rischio. Avrei avuto, e credo avrei, l’identica aspirazione dei parenti sopravvissuti. Per contro ritengo che, proprio per perseguire questa strada, servirebbe la forza e la capacità di aggregare e costruire processi virtuosi, che sappiano fare tesoro della dialettica e del confronto competente di tutti i maggiori esperti della materia, a cominciare da quelli che sono stati visti, almeno da alcuni, come gli antagonisti. Talvolta mi è sembrato di non rilevare queste finalità. Ho persino constatato, di volta in volta e forse nella maggior parte dei casi in buona fede, attacchi rivolti a persone che sono estranee ad ogni addebito, anche in termini giudiziari (oggi che ho conosciuto il mondo giudiziario mi sentirei di aggiungere fortunatamente), quali coloro che erano stati individuati come imputati. Temo purtroppo che non potrò essere compreso da molti ma, così come sono consapevole che il dolore dei parenti, che uccide dentro e quotidianamente, lo puoi conoscere, purtroppo, solo se hai la disgrazia di provarlo dal vero, anche il male che si prova ad essere accusati ingiustamente si può capire solo quando lo si vive.

Qualche tempo fa era uscita la notizia che uno dei politici che più si era speso per dare solidarietà ai parenti delle vittime era stato indagato per corruzione. Anche per lui (un lui indicativo del politico, il sesso invece può restare indefinito), nonostante abbia avuto modo di rilevarne la cordialità e l’ondivaga agilità del pensiero, vale quanto ho detto sopra circa il sistema giudiziario, sebbene in questo caso sembrerebbe che ci sia un’accusa fatta direttamente da chi ha cacciato i soldi. Ciò che posso dire è che in questa vicenda “Grandi Rischi” l’unica cosa che mi è parsa, alla luce di quanto emerso nell’aula del Tribunale, è che molti di coloro che più si sono adoperati per portare accuse, e che non erano parenti delle vittime, per un motivo o per un altro probabilmente avevano piacere che l’attenzione si focalizzasse sui sette imputati. In fondo incitare a scagliare la pietra è sempre facile e riduce la possibilità che qualcuno miri altrove.

Concludo questo sfogo con un dettaglio, per me emblematico, che gli avvocati raccontavano senza remora alcuna, indipendentemente dal ruolo di difensore o di parte civile, il giorno in cui venne emessa la sentenza finale. Data la rilevanza dell’evento, infatti, rimasero ad attendere la lettura del dispositivo della Corte contrariamente all’approccio solito per il quale è prassi lasciare qualche euro di mancia al personale delle cancellerie affinché, all’esito della decisione, si venga poi chiamati la sera a casa per conoscere quale sia stata la statuizione. Nel solito paese civile ritengo che, nell’era dei computer, nella Suprema Corte di Cassazione il dispositivo della sentenza dovrebbe essere redatto dalla Corte con strumenti informatici in grado di renderlo automaticamente pubblico. Non la sera stessa, ma un attimo dopo che sia stato sottoscritto. E’ invece prassi ammessa, consolidata e accettata, in primo luogo proprio in quel “santuario” dove operano i magistrati che impersonano la più alta rappresentazione della giustizia della nazione, che le cose vadano così. Solo alcuni anni fa emerse che anche diversi magistrati nel medesimo ambiente fossero sensibili al denaro. Mi domando come possa, il genitore di un figlio deceduto, avere la lucidità per credere all’innocenza di coloro che inizialmente un qualche magistrato ha persino condannato. Allo stesso tempo, però, c’è da chiedersi chi possa capire la grande ingiustizia subita dall’innocente che, suo malgrado, è stato sottoposto ad un meccanismo così perverso che, in spregio ad una sentenza di piena assoluzione, deve supinamente accettare che chiunque, nella finzione del dovere d’informazione ed appoggiandosi ai titoloni (vecchi e nuovi) dei giornali, possa a proprio piacimento in qualsiasi momento ritirare fuori dal cilindro vicende passate e chiuse, finendo di fatto con l’addossargliele nuovamente, come se il povero malcapitato di turno (passivo spettatore di un erroneo inziale coinvolgimento in inchieste poi finite diversamente) debba quasi essere nuovamente processato per appurare di nuovo i fatti, prima su base popolare e poi, “auspicabilmente”, di nuovo giudiziaria.

Quel 31 marzo di dieci anni fa, a L’Aquila (Massimiliano Stucchi)

Il giorno 31 marzo 2009 si svolse a L’Aquila la riunione di esperti convocata dal Capo della Protezione Civile, G. Bertolaso, le cui conseguenze sono state oggetto di innumerevoli discussioni, articoli, volumi, e di un noto processo. Non è mia intenzione riprendere qui quegli argomenti, che peraltro vedono ancora una fioritura di interventi, come sempre non del tutto aggiornati.
Voglio soltanto ricordare come si arrivò a quella riunione. Continua a leggere

L’Aquila, 31 March 2009: ten years ago (Massimiliano Stucchi)

Translated by google translate, reviewed

On March 31, 2009, an earthquake expert meeting convened by the Head of Civil Protection, G. Bertolaso, took place in L’Aquila; the consequences of it were the subject of countless discussions, articles, volumes, and a famous trial.
It is not my intention to take up those arguments, which still see a flourishing of interventions, as always not completely updated.
I just want to remember how it came to that meeting.

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Ischia, Torre Annunziata, perception of risk and magnitude (M. Stucchi)

This is a quick translation from the Italian version, with the help of Google. Sorry for the imperfect English. Thanks to Ina Cecic for her prompt review.

Italy was beginning to remember the anniversary of Amatrice’s earthquake (August 24, 2016) in different ways, of course, when the Ischia earthquake dramatically reopened the problem of so-called prevention, of which so much has been said and spoken about.
On the morning of the 21st, the day of the earthquake, Minister Del Rio had spoken at the Rimini (Comunione and Liberazione) meeting. Del Rio is a Minister of a couple of governments I do not like, but among the many is a person I trust. After (unfortunately) reproposing a “pearl” that must have remained in his pocket since the earthquakes of 2012 (“the area was not known as seismic“, ignoring the work done by the Emilia and Romagna Region to delay as much as possible the affiliation to a seismic zone of much of its territory), he recalled, illustrated and defended the so-called “sismabonus” and the initiatives of “Casa Italia”, also reminding that the solution of the problems is not for tomorrow. Stimulated by some interlocutors, he also pushed further on, talking about the necessity of the “building dossier” and of demolitions, where necessary. Ohibò! Continua a leggere

Earthquakes and Great Risks: a blog 2014-2015 (M. Stucchi)

English material

“Earthquakes and Great Risks” è stato, a partire dall’ottobre 2014, il cugino di lingua inglese di questo blog. E’ nato soprattutto per fornire al lettore internazionale la versione “corretta” dei fatti legati al processo “Grandi Rischi”, a fronte di una diffusione impressionante di informazioni e interpretazioni che possiamo definire inesatte – nel migliore dei casi.
Il blog ha contenuto una ventina di post, parte dei quali – a cura di G. Cavallo e di M. Stucchi – dedicati a fare chiarezza su quanto sopra, e parte a fornire una cronaca, quasi in diretta, del processo d’Appello.
E’ stato letto da qualche migliaia di lettori provenienti da 98 nazioni (vedi  mappa).

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Rileggendolo oggi, a parte le imprecisioni e gli inevitabili errori di lingua, si ha l’impressione che abbia fornito una analisi attenta e circostanziata – forse più che in questo stesso blog – dei principali “pitfalls” riguardanti il processo sulla base dei quali sono stati costruiti numerosi articoli internazionali, anche su riviste “peer reviewed”, scritti anche da illustri colleghi. Questo sforzo è stato riconosciuto da diversi lettori.

Per non perdere questi contenuti il blog, che verrà chiuso a breve, è stato  salvato nella sezione “English material”.

La vicenda processuale alla prova del romanzo. Luci e ombre del volume “La causalità psichica nei reati colposi” di Marco Billi (Cecilia Valbonesi)

Cecilia Valbonesi è Dottore di ricerca in Diritto penale presso l’Università degli Studi di Firenze e Avvocato del Foro di Firenze. Per motivi scientifici ha seguito e commentato il cosiddetto  processo Grandi Rischi. In ultimo si veda “Terremoti colposi e terremoto della colpa: riflessioni a margine  della sentenza “Grandi Rischi”, in Rivista Italiana di Diritto e Procedura Penale, 2016, n. 3, p. 1498.
Le abbiamo chiesto un commento al volume – uscito lo scorso marzo – del Giudice di primo grado del processo stesso, Marco Billi.

Di recente, il copioso panorama letterario sulla vicenda giudiziaria relativa alle responsabilità della c.d. Commissione Grandi Rischi si è arricchito di un nuovo volume dal titolo “La causalità psichica nei reati colposi”.
L’ambizioso progetto reca la firma del Giudice estensore della prima sentenza di merito (Tribunale di L’Aquila, 22/10/2012, n. 380) che, accogliendo pienamente le prospettazioni accusatorie, ha condannato per omicidio colposo plurimo e lesioni colpose i sette scienziati i quali, a suo giudizio, “componevano la Commissione Grandi Rischi” della Protezione civile nella riunione del 31 marzo 2009. The L’Aquila Seven  furono ritenuti responsabili di quella scorretta valutazione e informazione sul rischio sismico che avrebbe cagionato la morte ed il ferimento di 29 cittadini (13 secondo la Corte d’Appello e la Corte di Cassazione)  rimasti schiacciati sotto le macerie delle proprie case. Continua a leggere

Il fatto che non sussiste non è stato commesso (di Giacomo Cavallo)

Con l’assoluzione del Dott. Bertolaso, anche in attesa delle motovazioni, spero che finalmente si possa dire conclusa la vicenda “processuale” della riunione di esperti che ha preceduto il Terremoto dell’Aquila – a meno che i colpevolisti non si ostinino a buttare via tempo e denaro per creare processi che non hanno ragion d’essere, con il compito di giudicare reati inesistenti, dimenticando le sentenze della Corte di Cassazione e soprattutto d’Appello, ma anche parte della sentenza di primo grado. Continua a leggere

Terremoti e grandi rischi: si continua (Massimiliano Stucchi)

Stavamo aspettando la fine del processo a Bertolaso per concludere l’attività di questo blog. Poi è sopravvenuto il terremoto “di Amatrice” del 24 agosto: nessuna critica per mancate previsioni o rassicurazioni, questa volta (per ora), ma la consueta alluvione di bufale, presunzioni, valutazioni “fai da te”, disinformazione.
Quindi è venuto spontaneo decidere di mantenere in vita il blog, aggiornandone la “missione”: informare, discutere, commentare gli aspetti sismologici, ingegneristici e legali del terremoto, le ipotesi per la ricostruzione, le possibili strategie per ridurre il rischio sismico.

Il blog mantiene il suo titolo iniziale in quanto sembra comunque pertinente. Invitiamo a proporre interventi (brevi), che potranno essere presentate anche come interviste, sulle tematiche riassunte più sopra. Buona lettura.

Una lettura della sentenza della Cassazione (Giacomo Cavallo)

Come già in occasione delle Motivazioni delle precedenti sentenze, Giacomo Cavallo ha formulato una lettura critica anche della Motivazione della sentenza della Corte di Cassazione, che vi proponiamo nel seguito.

Abbreviazioni:
CdA: Corte di Appello
CdC: Corte di Cassazione
CGR: Commissione Grandi Rischi

In data 24 marzo 2016 sono state depositate le motivazioni della Sentenza di Cassazione del cosiddetto “Processo Grandi Rischi” (1). Se è futile per un non giurista una discussione su una sentenza che non potrà più essere cambiata, non è invece futile leggere le motivazioni che, in un linguaggio anche più specialistico di quello della CdA, in qualche modo parrebbero gettare luce sulla domanda più volte avanzata, soprattutto da coloro che erano rimasti scontenti della sentenza della CdA, cioè perché ci siano volute dieci ore di discussione in CdC per giungere ad un risultato apparentemente scontato e ad una sentenza il cui testo fu detto “ricalcare” quello della sentenza di Appello. Continua a leggere

Che cosa resta del processo “Grandi Rischi”? (Massimiliano Stucchi)

Dopo la sentenza della Cassazione, questa domanda se la pongono in molti, in privato e in pubblico. Molti si chiedono come sia stato possibile che si siano spesi quasi quattro anni di – costose – attività giudiziarie; di ferite profonde agli imputati; di aspettative frustrate da parte dei parenti delle vittime e di quanti sono scesi in campo al loro fianco; di discussioni infinite su aspetti pseudoscientifici; di prese di posizione dettate da infinita sicurezza e presunzione.
Ci vorrà del tempo per meditare, con sufficiente distacco, sulla vicenda “Grandi Rischi”: su come sia stato possibile farla nascere, portarla avanti, crederci davvero. Sicuramente sarà utile leggere anche le Motivazioni della Cassazione. Tuttavia, da oggi è già possibile tentare di mettere insieme qualche considerazione, con una premessa: esprimere le proprie idee sul processo non significa mancare di rispetto alle vittime e ai loro parenti. Gli imputati e tutti quelli che operano nella ricerca scientifica e nella protezione civile hanno sempre rispettato le vittime, di questo terremoto come di tutti gli altri in occasione dei quali si sono trovato a operare. Continua a leggere

Iniziata l’udienza in Corte di Cassazione (M. Stucchi)

english at http://eagris2014.com/

Il Giudice Dovere ha effettuato un lungo ma molto circostanziato riassunto degli argomenti principali della sentenza di primo grado, della sentenza di secondo grado e dei ricorsi presentati alla Cassazione da De Bernardinis, dalla Presidenza del Consiglio per il Dipartimento della Protezione Civile, dalla Procura dell’Aquila e dalle parti civili.
In particolare, i temi principali toccati dalla Procura dell’Aquila hanno riguardato il fatto che la riunione del 31 marzo 2009 debba essere considerata una riunione della CGR, il fatto che gli imputati abbiano effettuato un esame generico della situazione eludendo le aspettative della popolazione e che abbiano fatto circolare senza smentirla la tesi dello scarico di energia. Continua a leggere

Ancora sul rischio sismico – parte seconda (Massimiliano Stucchi)

Questo post fa seguito alla parte prima, con lo stesso titolo, che inizia così:

“La condanna in primo grado dei sette imputati al processo dell’Aquila ha determinato, nell’opinione pubblica come in molti intellettuali, alcune convinzioni che l’assoluzione di sei di essi in secondo grado non ha contribuito, almeno per il momento, a modificare, e che hanno implicazioni importanti per il futuro della riduzione del rischio sismico.
Si tratta in particolare delle tesi che:

  1. gli imputati fossero stati condannati per non aver valutato “correttamente” il rischio sismico;
  2. gli eventi di cui al processo dell’Aquila siano stati determinati da una errata comunicazione del rischio.”

 Le conclusioni della prima parte erano che:

  1. il rischio sismico in una larga porzione di Italia è – oggi – alto;
  2. non aumenta in modo significativo a causa di sequenze sismiche non distruttive, quale era quella dell’aquilano al 31 marzo 2009;
  3. l’emergenza sismica non è iniziata con la sequenza del 2009. Era già iniziata (da sempre), ed è permanente, anche se la maggior parte degli italiani non se ne vuole convincere;
  4. quest’ultimo è il vero problema, e dovrebbe essere il cuore della comunicazione del rischio.

In questa seconda parte si discute la tesi b).

—————————–

E veniamo alla comunicazione del rischio.
Una premessa. Il rischio sismico nell’aquilano era indiscutibilmente elevato ben prima dell’inizio della sequenza sismica, a causa dell’alta pericolosità sismica e dell’alta vulnerabilità; tuttavia pochi ne parlavano, non vi si dedicavano volumi, articoli, blog, interviste. Zero comunicazione del rischio a fronte di alto rischio? Nessuno andava in cattedra perché ne aveva parlato. Giaceva nei cassetti – poco diffuso – qualche report di convegni promossi dalle Amministrazioni locali a scopo essenzialmente catartico, come spesso avviene. Solo qualcuno portava avanti con fatica interventi di educazione nelle scuole. Continua a leggere

Ancora sul rischio sismico – parte prima (Massimiliano Stucchi)

La condanna in primo grado dei sette imputati al processo dell’Aquila ha determinato, nell’opinione pubblica come in molti intellettuali, alcune convinzioni che l’assoluzione di sei di essi in secondo grado non ha contribuito, almeno per il momento, a modificare, e che hanno implicazioni importanti per il futuro della riduzione del rischio sismico.
Si tratta in particolare delle tesi secondo cui:

  1. gli imputati sono stati condannati per non aver valutato “correttamente” il rischio sismico;
  2. gli eventi di cui al processo dell’Aquila sono stati determinati da una errata comunicazione del rischio.

Questi due aspetti sono strettamente interconnessi, anche perché hanno a che vedere entrambi con il concetto di rischio; questo concetto, come è noto, assume connotati variegati e spesso determinati dall’immaginario di chi ne tratta. A riprova del desiderio di fissarne i contorni in modo sempre più personale si può osservare l’apparizione, in volumi recenti e meno recenti, del concetto di “nuova rischiosità del rischio” (nella società dell’irresponsabilità), così come il titolo “oltre il rischio sismico”. Continua a leggere

Commento a ciò che è noto del ricorso in Cassazione del PG R. Como (Giacomo Cavallo)

Sigle:
MST: Motivazione della Sentenza del Tribunale (di Primo Grado);
MSC: Motivazione della Sentenza della Corte di Appello.

Il ricorso del PG Romolo Como non è pubblico in toto, e quindi se ne può commentare solo quel che se ne sa dai media. Esso consta di venti pagine, quindi piuttosto scarno, e quello che se ne può sapere sembra essere contenuto in due testi:

1) il tema generale, che fu subito riportato su vari giornali appena dopo la presentazione del ricorso;
2) un riassunto, con squarci del testo, presentato dal giornale “Il Messaggero – Edizione Abruzzo” del 17 marzo 2015.

Anzitutto, occorre premettere che non è chiaro dalla stampa contro cosa ricorra il PG, cioè se contro l’intera sentenza di Corte d’Appello, o soltanto contro la parte che assolve i sei imputati (quindi escludendo la porzione di sentenza che riguarda De Bernardinis), inclusa la revocazione delle pene accessorie, come richiesto al PG stesso in sede processuale Continua a leggere

Verso la Cassazione (Massimiliano Stucchi)

L’udienza del processo “Grandi Rischi” è stata fissata per il 19 novembre p.v.

Agli occhi dei più, il ricorso del Procuratore Generale di L’Aquila, Romolo Como, presentato il 13 marzo 2015, si presenta abbastanza debole, riproponendo in larga parte concetti e argomenti già sconfitti dalla sentenza di appello (Il ricorso verrà analizzato in un prossimo post). Il succo della richiesta del PG è di annullare la parte di sentenza di appello che assolve gli imputati Barberi, Boschi, Selvaggi, Calvi, Eva e Dolce, che nella vicenda avrebbero avuto – secondo lui – lo stesso ruolo di De Bernardinis (e quindi meriterebbero la stessa condanna, sembrerebbe lecito ipotizzare). Il fatto è che per annullare quella parte di sentenza occorrerebbe dimostrare inconsistente tutta la analisi che la sostiene, cosa che al PG – nelle 20 pagine di ricorso – non riesce proprio. Un avvocato di parte civile sostiene che sia comunque già positivo il fatto che il ricorso sia stato ammesso. Continua a leggere

Qualche considerazione sulla sentenza di Appello (Giacomo Cavallo)

Giacomo Cavallo

Giacomo Cavallo, ricercatore astrofisico, si è appassionato alla vicenda del processo “Grandi Rischi” e ha eseguito nel 2014 una analisi molto rigorosa e approfondita della sentenza di primo grado, pubblicata sia su questo blog https://tegris2013.files.wordpress.com/2014/03/saggio_cavallo.pdf che su quello dell’INGV http://ingvterremoti.wordpress.com/2014/03/20/unanalisi-della-sentenza-del-processo-a-laquila-di-giacomo-cavallo/
Gli abbiamo chiesto un commento alla sentenza d’appello.

MSC:Motivazioni Sentenza Corte
MST: Motivazioni Sentenza Tribunale

 a) Un po’ di storia
La mia analisi risale a circa un anno e mezzo fa ed eventualmente comparve su Internet nel marzo del 2014. Da allora, visto che il mio lavoro, per quanto dilettantesco, era stato abbastanza ben ricevuto e che nessuno – che io sappia – ne aveva mai confutato un solo punto, pur non riparmiandomi qualche calunnia e qualche insulto, io ho continuato a studiare il caso, trovando vari – non molti – possibili nuovi argomenti. Ora è comparsa una sentenza di Appello con cui mi sento in piena sintonia. Ovviamente l’analisi della Corte è professionale, più completa ed infinitamente più autorevole, ed io non presumo tanto da paragonare il mio modesto lavoro con essa. Tuttavia mi resta la soddisfazione di notare che l’obiettivo, cioè la confutazione parola per parola della sentenza di primo grado, è necessariamente lo stesso che mi ero proposto anch’io, l’architettura della confutazione che ne deriva è quindi assai simile, si parva licet componere magnis, e le conclusioni sono quasi inevitabilmente le stesse, perché dopo tutto c’è una sola verità. Continua a leggere

Depositate le motivazioni della Sentenza d’Appello

Le motivazioni della Sentenza di Appello sono disponibili, in quattro parti, su https://processoaquila.wordpress.com/

Sono state depositate a L’Aquila le motivazioni della Sentenza d’Appello. Dell’intero documento ne è stato rilasciato solo un frammento di una dozzina di pagine (p. 165 – 176), che contiene comunque gli argomenti principali.
Si legge nel frammento che “la Corte ritiene che la pur imponente istruttoria dibattimentale non abbia consentito di raggiungere un sicuro convincimento in ordine alla stessa sussistenza (sic!) del fatto contestato ai sei accusato prosciolti dall’accusa“. Il documento procede poi sostenendo che la riunione del 31 Marzo 2009 non “risponda a nessuno dei criteri legali che valgono a identificarla come riunione della Commissione Nazionale Grandi Rischi”, che va pertanto ricondotta al paradigma delle ricognizioni, verifiche e indagini che il Capo del DPC può disporre . Dimostra poi come l’oggetto della riunione non possa essere desunto che dalla lettera di convocazione (“attenta disamina degli aspetti…relativi alla sequenza in atto”), in contraddizione con quanto sostenuto nella imputazione. Continua a leggere

Mancava solo Vauro….(Massimiliano Stucchi)

Alla protesta per la assoluzione, in secondo grado, di sei dei sette condannati in primo grado al “processo Grandi Rischi”, sono seguiti spunti e avvii di riflessione; e anche ragionamenti un po’ meno decisi, rispetto alla sentenza di primo grado, da parte di intellettuali e critici. La riflessione non è stata certo aiutata dalla contemporaneità di altri casi giudiziari (Cucchi, eternit e altri) assai diversi, rispetto ai quali molti non hanno saputo resistere alla tentazione di fare di tutta l’erba un fascio, contro la “malagiustizia”; e anche dalla contemporaneità di altri disastri, più o meno prevedibili.
Si ha anche la sensazione che vi sia una sorta di “magnetizzazione” nascosta, che cerca di orientare le opinioni secondo schieramenti politici, peraltro non propriamente attuali. I colpevolisti più accesi sembrano richiamarsi al PD, forse in contrapposizione – tanto ovvia quanto inutile – all’ex potente Bertolaso, che Berlusconi voleva nominare ministro, e ai suoi scienziati che qualcuno voleva “asserviti”. Continua a leggere

Finale, con lezioni e rapsodia (Massimiliano Stucchi)

Finale. Dunque il processo di Appello si è concluso, con la sentenza che conosciamo. Prima di tutto questa sentenza restituisce agli imputati la dignità di persone che hanno svolto il proprio compito, dopo aver dedicato decine di anni a valutare il rischio e a cercare di convincere stato, regioni, comuni e cittadini della possibilità e dell’importanza di farlo. Per il resto aspettiamo con interesse la motivazione e, come abbiamo sempre detto, rispettiamo il dolore per le vittime; questo rispetto ci ha sempre stimolato a chiederci, ben prima dell’Aquila, se avevamo fatto abbastanza per ridurre il rischio sismico. Rispettiamo anche le opinioni antagoniste: le sentenze di discutono, l’abbiamo sempre sostenuto e lo sosteniamo anche adesso. Invitiamo solo i colpevolisti a fare lo sforzo di collocare al loro posto i tasselli, che in generale vengono proposti e vivisezionati con logica da “moviola”; il loro posto nel tempo, cioè prima che l’accadimento del terremoto abbia favorito tutte le semplificazioni che sono state proposte. Continua a leggere

La sentenza d’appello (M. Stucchi)

La corte d’appello ha assolto Boschi, Barberi, Calvi, Eva, Selvaggi, Dolce perchè il fatto non sussiste (!). Cade così il castello del giudizio di primo grado che si basava, tra le altre cose, sulla cooperazione colposa degli imputati.
La corte ha poi condannato De Bernardinis a due anni, in relazione alla morte di circa la metà delle vittime rispetto alla sentenza di primo grado. La pena è stata sospesa.

http://video.gelocal.it/ilcentro/locale/grandi-rischi-la-lettura-della-sentenza-d-appello-assolti-sei-dei-sette-imputati/35993/36278?ref=HREC1-4

I legali di parte civile ricorreranno probabilmente in Cassazione. La sentenza è stata accolta dalle proteste di una parte del pubblico; in alcune interviste si sono fatti paragoni azzardati con altre sentenze di questi giorni.

Un grazie a tutti quelli che hanno collaborato fin qui a questo blog e che lo hanno visitato, e un grande abbraccio agli imputati.

L’ultima udienza (M. Stucchi)

La presidente fa l’appello rituale.

G. Selvaggi legge un testo. Ricorda l’inizio della sua carriera, e di aver studiato tutte le sequenze italiane degli ultimi 30 anni. Questo ha contribuito a conoscere meglio le sequenze e la genesi dei terremoti. La mappa di pericolosità è la sintesi di tutte le conoscenze, utile alla prevenzione. E’ norma dello Stato dal 2006, pubblicata dalla Gazzetta Ufficiale. Ne descrive le caratteristiche semplici ed efficaci: il 31 marzo abbiamo detto che L’Aquila era viola, questo rifarei. Ricorda le vittime.

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Verso la sentenza d’appello (M. Stucchi)

Dopo la replica del Procuratore Generale, che ha dichiarato di averla fatta anche per consentire alle parti civili di replicare anch’esse, e dopo quelle delle difese, manca ormai solo la replica di Coppi, difensore di Selvaggi, il 10 novembre mattina. Poi la Camera di Consiglio, “complessa” come l’ha definita la Presidente della Corte, e la Sentenza.
Nelle ultime settimane vi è stato un discreto fermento attorno al Processo di Appello.

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La quinta udienza dell’Appello (M. Stucchi)

Si apre l’udienza con il consueto appello di imputati e avvocati. L’avv. Stefàno legge una lettera dell’avv. Biondi, che non può essere presente.
Parla ora l’avv. Musco, difensore di Calvi. La sentenza di primo grado ha fatto il giro del mondo, ed è molto rilevante anche per l’Italia. Tutti quelli che hanno analizzato criticamente la sentenza hanno espresso posizioni fortemente critiche sulla concatenazione logica degli argomenti della sentenza. Elenca alcuni esempi interni all’ambiente del diritto, fra cui Galluzzo, Valbonesi, Pagliaro. Cita la definizione “legale” del danno, analizzata da Pagliaro. Il coro dei giuristi che criticano è quasi unanime. Cita anche M. Tozzi (da La Stampa). Continua a leggere

“Mi sarei inventato tutto”. Ehm, mi sa di sì….(M. Stucchi + 8 commenti)

Nelle ultime settimane la grancassa dei colpevolisti ha ripreso a tuonare, forse per cercare di ricordare ai giudici del processo di appello l’infelice frase dell’allora Procuratore Rossini “Speriamo di arrivare ad un risultato conforme a quello che la gente si aspetta”. Non poteva certo mancare il (neo) prof. A. Ciccozzi,

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/10/27/sentenza-grandi-rischi-sacralita-della-scienza-o-impunita-istituzionale/1174531/

che già aveva risposto in modo quanto meno aggressivo a G. Cavallo su Lettera 43, perchè gli aveva ricordato alcuni momenti del processo evidentemente non graditi. E infatti eccolo che risponde alle obiezioni dei difensori con il consueto stile, associandosi d’ufficio Pubblici Ministeri e addirittura “i miei concittadini”. Continua a leggere

La quarta udienza dell’Appello (M. Stucchi)

Dopo la ricognizione dei presenti, parla l’avv. Petrelli, difensore di Barberi. Parte dalla teoria delle rappresentazioni sociali, definita frutto malato del processo. Cita la deposizione di Ciccozzi. La teoria è paradigmatica del processo; nel processo, a partire dal capo di imputazione,  i fatti sono stati sostituiti dalle loro rappresentazioni. Primo esempio l’ “allargamento” della Commissione Grandi Rischi”: confusione fra due organi distinti, gli esperti e il DPC De Bernardinis come esperto avrebbe fornite informazioni carenti a se stesso, come DPC. Gli esperti non “si riunirono” ma vennero convocati, esiste un documento di convocazione. Le finalità di comunicazione sono di pertinenza dell’Organo cui gli esperti forniscono consulenza.

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La seconda e la terza udienza dell’Appello (M. Stucchi)

Venerdì 17 ottobre si è tenuta la seconda udienza dell’Appello, che ha visto le arringhe degli avvocati di parte civile. Per un riassunto si può vedere

http://ilcentro.gelocal.it/laquila/cronaca/2014/10/17/news/grandi-rischi-al-via-la-seconda-udienza-d-appello-1.10133774

Si deve notare l’affermazione “Dovevano dirci quello che sarebbe successo e non lo hanno detto. Non dovevano prevedere il terremoto, ma valutare il rischio” dell’avvocato A. Valentini. Questa frase è ben più diretta di quelle scritte  dal Giudice Billi che, nella Motivazione della Sentenza, ripete come un mantra:

“Il parametro di riferimento dell’analisi che doveva essere compiuta il 31.3.09 non era individuabile in un determinato evento futuro, non consisteva in un evento naturalistico da prevedere deterministicamente, ma era rappresentato dalla valutazione del rischio”

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Rassicurazione? al contrario…..(Massimiliano Stucchi)

Il 4 giugno 2010, all’indomani della chiusura delle indagini preliminari, il Sindaco Cialente rilasciò a La Stampa l’intervista allegata,  oggi forse “vintage” ma molto eloquente e purtroppo dimenticata

Fai clic per accedere a 04062010_cialente_lastampa.pdf

nella quale espresse chiaramente il messaggio principale che riportò dalla riunione degli esperti della Commissione Grandi Rischi del 31 marzo 2009: Boschi disse  “sapete che siete un area a rischio, prima o poi un forte sisma arriverà” (la Motivazione della Sentenza non ne fa cenno. PG, Giudice e la maggior parte dei commentatori usano solo le evidenze a supporto della tesi della “rassicurazione”).
Altro che “rassicurazione” da parte degli scienziati, dunque: quella, caso mai, venne da altre fonti.

 

La prima udienza dell’Appello (M. Stucchi)

An English summary is available at http://eagris2014.com/

Venerdì 10 ottobre 2014 si è svolta la prima udienza del processo di appello, a L’Aquila. I giudici sono tre: la presidente è Fabrizia Ida Francabandera.
Dopo la conta dei presenti (fra gli imputati risultano assenti Calvi ed Eva) la presidente ha annunciato l’intenzione di procedere celermente, convocando udienze settimanali di venerdì e sabato, anche a causa di problemi di disponibilità dell’aula, per concludere “con una lunga camera di consiglio”, il 31 ottobre.

In avvio un avvocato di parte civile ha proposto di acquisire agli atti il video della trasmissione “Presa Diretta” del 21 gennaio 2013 che ha ritrasmesso, tra altre cose, anche un brevissimo spezzone – sottotitolato – della conferenza stampa resa dopo la riunione del 31 marzo 2009. Ricordo che agli atti del processo di primo grado c’era solo il video, senza audio. I difensori tutti hanno eccepito, evidenziando l’improprietà di considerare solo uno spezzone di audio e la provenienza incerta. La corte si è riunita per una rapida decisione, che ha portato alla acquisizione agli atti del DVD in questione. Continua a leggere

In questi due anni…. (Massimiliano Stucchi)

Dunque, a breve comincerà il processo d’appello.
La Sentenza del 22 ottobre 2012 aveva lasciato incredula una parte dell’opinione pubblica, ed aveva trovato diversi consensi in un’altra parte, che ha compreso anche autorevoli commentatori. Ad esempio il 28 ottobre, sul Corriere, D. Maraini si lanciò in una violenta intemerata a favore della sentenza, che le valse una precisa replica da parte di G.D. Caiazza, presidente del Comitato Radicale per la Giustizia “Piero Calamandrei” (Radicali Italiani) su Radio Radicale (2 novembre 2012): “Cara Maraini, leggi almeno l’imputazione”.
Vale infatti la pena di sottolineare che la maggior parte dei commentatori della prima ora, di entrambi i fronti, aveva una conoscenza minima della sostanza dell’accusa e dei temi dibattuti al processo (certo, uno non può certo seguire tutto, deve affidarsi ai media; e quindi…). Il confronto fra colpevolisti e innocentisti si reggeva ancora su parole d’ordine imprecise, quali “processo alla scienza”, “mancato allarme”, “non aver previsto il terremoto”, “aver rassicurato”, ecc. Continua a leggere

Era facile prevederlo…..(Massimiliano Stucchi)

Era facile prevedere che qualche giornalista disinvolto si sarebbe impadronito della notizia (che poi notizia non è) del presunto avvio della sperimentazione del metodo denominato OEF (Operational Earthquake Forecast, ovvero previsione operativa dei terremoti) per collegarla al processo Grandi Rischi. E’ successo con un articolo di G. Sturloni Continua a leggere

Il “nesso causale” nel cosiddetto processo alla Commissione Grandi Rischi (Alessandra Stefàno)

Alessandra Stefàno è avvocato penalista e fa parte del collegio di difesa degli imputati al Processo “Grandi Rischi”. Ha scritto un articolo dal titolo “Il cosiddetto processo alla Commissione Grandi Rischi” – Il nesso causale”

https://tegris2013.files.wordpress.com/2014/06/a-stefacc80no-venezia.pdf

che riprende un suo intervento a un Convegno organizzato dall’Ordine degli Avvocati di Venezia sul nesso causale, svoltosi il 20 settembre 2013.
L’articolo,
pubblicato dalla rivista “Dialoghi del diritto, dell’avvocatura, della giurisdizione” (http://www.dialoghi.eu/home.html), è ricco di spunti per una rilettura del processo e della sentenza, che vanno al di là degli schemi abituali.
Abbiamo quindi ritenuto utile proporlo alla attenzione dei lettori; per facilitarne la fruizione abbiamo rivolto qualche domanda all’autrice. Continua a leggere

Quando comincia l’emergenza sismica? (Massimiliano Stucchi)

Uno dei tanti messaggi devianti che l’esito e la sentenza del processo “Grandi Rischi“ ha diffuso a piene mani è che la riunione incriminata della Commissione, tenutasi il 31 marzo 2009, fosse stata convocata in una fase di “emergenza sismica”, legata in qualche modo al perdurare dello sciame da alcune settimane.
Naturalmente questa immagine si è formata concretamente solo dopo il terremoto del 6 aprile, quando per molti – con il senno di poi – è stato facile fare due più due: Continua a leggere

“Science” e l’insostenibile pesantezza dell’attendere (Enzo Boschi)

Nel settembre 2013 la prestigiosa rivista “Science” ha pubblicato una lettera di Enzo Boschi dal titolo “L’Aquila’s Aftershocks Shake Scientists”, che ha destato molto interesse e anche un po’ fastidio (su questo aspetto si veda una nota alla fine del post). Data l’attualità degli argomenti abbiamo rivolto qualche domanda all’autore:

Nel settembre scorso “Science” ha pubblicato una tua lettera, nella quale presenti le tue opinioni sulla vicenda e sul processo. Alla pubblicazione ha fatto seguito un ampio dibattito sul blog Le Scienze di Marco Cattaneo, che di quella lettera ha pubblicato la traduzione italiana

http://cattaneo-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2013/07/25/le-riflessioni-di-boschi-sul-processo-dellaquila/

Che opinione hai avuto di quel dibattito? Continua a leggere

Il “rassicurazionismo” e la responsabilità dello scienziato: profili giuridico/cognitivi nel processo “Grandi Rischi” (Cataldo Intrieri)

 Cataldo Intrieri è un avvocato penalista in Roma, autore di diversi articoli e di una monografia (L’Euristica Scientifica. Buona e cattiva scienza nel processo penale, Aracne 2012) sul tema del rapporto tra scienza e diritto penale.
Il volume che pubblica gli atti del Convegno 2013 dell’ISICS di Siracusa, dedicato a “indagare il ruolo, il metodo e i punti critici dell’“operazione decisoria”, contiene anche un suo intervento dal titolo “Logica dei numeri e principio di precauzione nell’operazione decisoria. Nuovi paradigmi dopo la sentenza SSUU FRANZESE”, che dedica la parte centrale all’analisi della sentenza “Grandi Rischi”.

 https://www.academia.edu/3891454/La_sentenza_sul_Terremoto_dellAquila_ed_il_principio_di_precauzione_nel_diritto_penale_Convegno_ISISC_2013

L’intervento, scritto per un ambito specialistico, ha incuriosito anche l’ambiente scientifico. Per poter fruire meglio dei contenuti abbiamo chiesto all’autore di illustrarci alcuni punti. Continua a leggere

Diversi modi di “ritagliare” un Verbale… (Giacomo Cavallo)

Circa cinque anni fa, il 31 marzo 2009, si tenne a L’Aquila l’infelice riunione della (molto allargata e non legalmente valida) Commissione Grandi Rischi, la cui vicenda venne utilizzata, a seguito del terremoto del 6 aprile e in modo disinvolto, dal PM Picuti per portare sul banco degli imputati sette dei partecipanti e dal Giudice Billi per emettere a loro carico una condanna ancora più pesante della richiesta stessa del PM.
Giacomo Cavallo
ha scritto di recente un saggio, disponibile su questo sito e su quello dello INGV

https://tegris2013.files.wordpress.com/2014/03/saggio_cavallo.pdf

http://ingvterremoti.wordpress.com/2014/03/20/unanalisi-della-sentenza-del-processo-a-laquila-di-giacomo-cavallo/

dedicato a una lettura fortemente critica della motivazione della sentenza. Questo saggio è stato commentato da A. Massarenti (Sole 24ore)

Fai clic per accedere a 2014033001723504362.PDF

e ha trovato udienza anche in campo non scientifico.
Nel corso della sua analisi, punto VII, quinto capoverso, a riguardo delle sette frasi scelte dal Giudice dal verbale della riunione del 31 marzo 2009 per incriminare gli imputati, Cavallo scrive:
Continua a leggere

Una lettura critica della sentenza del processo “Grandi Rischi” (Giacomo Cavallo)

Giacomo Cavallo è un ricercatore astrofisico, oggi in pensione, che si è interessato alla vicenda “Grandi Rischi” e ha dedicato molto tempo all’analisi del testo della sentenza. Ha poi deciso di scrivere un saggio sulla sentenza stessa, che evidenzia le incongruenze ivi contenute. L’analisi viene presenta qui

http://processoaquila.files.wordpress.com/2014/03/saggio_cavallo.pdf
https://tegris2013.files.wordpress.com/2014/03/saggio_cavallo.pdf

su due colonne (a sinistra la sentenza, a destra i commenti), per facilitarne la lettura.
“Tegris2013” gli ha posto alcune domande:

 1. Tu sei stato un ricercatore astrofisico. Che cosa ti ha spinto a interessarti di questo caso e a dedicare molto tempo all’approfondimento della sentenza?

Non appena fu promulgata la sentenza dell’Aquila, nell’ottobre 2012, essa mi parve subito eccessivamente severa, e attesi con interesse la pubblicazione della Motivazione (18 gennaio 2013). La mole del documento, anche per la mia inesperienza al riguardo, mi stupì. Continua a leggere

Il segnale, il rumore e l’approssimazione (arte e scienza della sciatteria) (Massimiliano Stucchi)

Domenica 19 gennaio 2014 A. Massarenti ha segnalato su Sole 24ore il corposo libro (664 pagine) di Nate Silver “Il segnale e il rumore; arte e scienza della previsione” (originale inglese del 2012), che comprende un capitolo sulla previsione dei terremoti – prendendo spunto dal terremoto aquilano del 2009 – e anche un paragrafo sul processo Grandi Rischi.

Secondo Massarenti Nate Silver, “statistico e scrittore”, 36 anni, è famoso per “aver azzeccato, grazie a un algoritmo da lui inventato, serie impressionanti di previsioni riguardo al baseball, il poker e la politica, annunciando con grande anticipo la rielezione di Obama, dopo che nel 2008 aveva previsto correttamente l’esito dell’elezione presidenziale in 49 stati su 50…”. Secondo Time, è uno dei cento uomini più influenti del mondo.
L’ho comprato subito. Continua a leggere

Qui futura cognoscere profitetur, mentitur………. (Bruno Zolesi)

Il 18 gennaio 2013 – casualmente lo stesso giorno del rilascio del testo della sentenza “Grandi Rischi” – si tenne a Milano un workshop dal titolo “Tracce di sismologia fra passato e futuro”, che ospitò, tra le altre cose, una tavola rotonda dal titolo “Ricercatori e responsabilità civili e penali”. Riportiamo qui oggi un riassunto dell’intervento di Bruno Zolesi, dirigente di ricerca dell’INGV, che analizza la problematica della tavola rotonda in relazione alla meteorologia.

Anche gli antichi Romani sapevano, con pratica semplicità, che chi ritiene di avere vantaggi dicendo di conoscere il futuro mente anche se dice la verità.
Diversamente che in sismologia nella meteorologia, e più recentemente nella meteorologia spaziale meglio nota con il termine anglosassone di space weather, la previsione dei fenomeni geofisici, ben distinta tra prediction, forecasting e nowcasting, è un ovvio risultato degli studi di queste discipline. Continua a leggere

10 domande a una sentenza (Massimiliano Stucchi)

scritto con la collaborazione di alcuni lettori

Circa un anno fa, il 18 gennaio 2013, veniva rilasciato il testo della sentenza del processo “Grandi Rischi”, pronunciata a L’Aquila il 22 ottobre 2012.
Il testo era atteso con molta curiosità, per conoscere le motivazioni di una condanna che, tra le altre cose, aveva visto aumentare la pena rispetto alle richieste del PM e – non ultimo – determinare una somma molto elevata di risarcimento ai parenti delle vittime.
La lettura del testo si rivelò impegnativa, sia per la consistenza (946 pagine), sia per l’organizzazione del medesimo. Lungi da fugare i dubbi e le perplessità della parte che non riteneva giusta la condanna, la lettura non fece che aumentarli. Continua a leggere

Enzo Boschi a “Repubblica” su Marco Paolini

Subito dopo l’uscita su “Repubblica” dell’articolo di Marco Paolini che proponeva un parallelo fra il processo “Vajont” e quello all “Grandi Rischi” (entrambi tenutisi a L’Aquila), Enzo Boschi scrisse una sua replica al giornale che, ovviamente, non la pubblicò……

 

https://t.co/5wvvDTi1uD

Terremoto dell’Aquila e responsabilità penale. Nesso causale ed addebito di colpa nella sentenza ‘Grandi Rischi’ (A. Galluccio)

Una interessante saggio di A. Galluccio, pubblicato su “Diritto Penale Contemporaneo”, analizza in termini molto critici  alcuni aspetti cruciali del rinvio a giudizio e dalla sentenza ‘Grandi Rischi’:

http://www.penalecontemporaneo.it/area/1-/-/32-/2659-terremoto_dell_aquila_e_responsabilit___penale__nesso_causale_ed_addebito_di_colpa_nella_sentenza__grandi_rischi/

Il sommario: Continua a leggere

Un commento alla sentenza da parte di due esperti di diritto (Marina Zalin e Luciano Butti)

Marina Zalin (B&P Avvocati, Dottore di ricerca in diritto penale italiano e comparato, Università di Torino) e Luciano Butti (B&P Avvocati, Professore a contratto di diritto internazionale dell’ambiente, Università di Padova) hanno pubblicato, subito dopo la pubblicazione delle motivazioni, un primo commento alla sentenza.

E’ possibile leggerlo su “Diritto 24” (supplemento al Sole24Ore) e su “Avvocato.it“.

L’Aquila, molto più di un’esperienza di vita, una vera sconfitta per la razionalità e la giustizia (Claudio Moroni)

Claudio Moroni

Dei sette condannati non avevo mai avuto il piacere di conoscerne solo tre, se non come figure quasi “mitologiche” sulla scorta dei loro articoli e convegni, degli altri conoscevo nei dettagli l’elevatissima competenza e le qualità umane. Il PM, senza dubbio per deriderli, ha detto che erano i migliori sette uomini di cui disponeva la nostra povera Italia. Continua a leggere

Il rischio, l’educazione, la solitudine: lettera a M. Paolini (Ingrid Hunstad)

Caro Marco Paolini,
ci sono alcuni personaggi, nel panorama italiano, che nel triste degrado culturale in cui si trova l’Italia da molti anni, hanno tenuto alto il morale per la loro lucidità, il loro coraggio nell’affrontare temi difficili, la loro fantasia e bravura. Lei era fra questi.  Oggi mi è difficile conservare questo pensiero.  Quando ho letto le sue pesanti accuse contro di noi, ho fatto fatica a credere che si trattasse dello stesso Marco Paolini a cui avevo scritto il 25  gennaio 2011.  Se è vero che ha studiato a fondo le vicende e i fatti legati alla tragedia del Vajont, è altrettanto vero che lo stesso approfondimento non lo ha dedicato alle vicende legate alla tragedia del terremoto di L’Aquila. Continua a leggere

La consapevolezza del rischio, la nostra responsabilità e la colpa degli scienziati (Renato Fuchs)

Non amo le premesse, ma qui è necessario farne alcune:
♦ Non sono un sismologo né un ingegnere sismico;
♦ Mi sono occupato, dopo il terremoto di L’Aquila, sia del supporto logistico ed informatico ai tecnici impegnati nella realizzazione del Progetto CASE sia della fase di definitivo abbinamento tra le famiglie aventi diritto e gli appartamenti realizzati nell’ambito del Progetto stesso;
♦ Mi occupo ora di marketing e comunicazione in un centro di ricerca in ingegneria sismica.

Ho letto, con attenzione e con alterni sentimenti, l’articolo di Marco Paolini sulla “sentenza Grandi Rischi”. Continua a leggere