“Mi sarei inventato tutto”. Ehm, mi sa di sì….(M. Stucchi + 8 commenti)

Nelle ultime settimane la grancassa dei colpevolisti ha ripreso a tuonare, forse per cercare di ricordare ai giudici del processo di appello l’infelice frase dell’allora Procuratore Rossini “Speriamo di arrivare ad un risultato conforme a quello che la gente si aspetta”. Non poteva certo mancare il (neo) prof. A. Ciccozzi,

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/10/27/sentenza-grandi-rischi-sacralita-della-scienza-o-impunita-istituzionale/1174531/

che già aveva risposto in modo quanto meno aggressivo a G. Cavallo su Lettera 43, perchè gli aveva ricordato alcuni momenti del processo evidentemente non graditi. E infatti eccolo che risponde alle obiezioni dei difensori con il consueto stile, associandosi d’ufficio Pubblici Ministeri e addirittura “i miei concittadini”.

“Mi sarei inventato tutto”, scrive Ciccozzi, immaginando di scrivere un paradosso. No, non si può affermare che Ciccozzi si sia inventato tutto; il problema, caso mai, è che non ha inventato nulla. La sua teoria non ha un riscontro scientifico che sia uno (adesso dice che verrà pubblicato un articolo su una rivista “peer reviewed“: solo ora?). Durante la sua deposizione nel corso del primo processo (a proposito, perchè non mette un link anche a quel testo?)  il Giudice è costretto a bacchettarlo con il chiaro intento di salvarlo. Il fatto che poi il Giudice stesso, nonostante tutto, usi la sua consulenza per condannare gli accusati fa parte di quella “teoria delle rappresentazioni” che, come ha sostenuto l’avvocato Petrelli, si può ben riferire al processo tutto.
E quindi, anche oggi, non gli resta che attaccarsi ai soliti argomenti triti e ritriti, usando con dovizia i grassetti,  e a volte grassetti e virgolette: “la sacralità della scienza”; la presunta interpretazione di “mancato allarme”; le istituzioni scientifiche (quante? quali?) che “hanno fomentato una mistificazione”; “l’aver rassicurato la popolazione aquilana prima del terremoto, persuadendo (sic!) la città che le continue scosse non avrebbero dovuto destare preoccupazione”; “arrivando non solo ad anestetizzare (sic!) la paura e gli istinti di fuga”; “la rappresentazione propagandistica dell’assurdo Processo alla Scienza” (su questo vedi più sotto), ecc.
Prosegue poi tentando di sostituirsi ai giudici sostenendo che “la loro innocenza [degli imputati] andrebbe provata confutando  tali elementi [di colpevolezza]. Dopo il PM sismologo, ora l’antropologo giudice. Infine, non trova di meglio che citare gli elementi che rappresenterebbero “il pugnale insanguinato”: “si tratta, tanto per cominciare di diagnosi e intenzioni rassicuranti partite – mentre la città era scossa da una sequenza sismica che durava da mesi – già prima della riunione aquilana degli esperti“.

Ci risiamo: una intervista a una ricercatrice INGV; un comunicato INGV che definisce “sciame” quanto sta avvenendo alla data del 17 marzo (Ciccozzi, questo è il termine corretto, alla data: quando si verifica un evento forte la sequenza non viene definita più come sciame. Ma si sa solo dopo, della serie “tutti bravi in panchina dopo la partita”). Sugli sciami (le api non c’entrano) e altro si veda

http://processoaquila.wordpress.com/2014/03/31/scarico-di-energia-e-i-terremoti-a-gubbio/

E l’intercettazione di Bertolaso. E l’intervista a De Bernardinis. E la bozza di verbale (vedi sotto). E l’audio della conferenza stampa, di cui manca – oh sfortuna – tutto il contesto. E sarebbero questi il “pugnale insanguinato”? Ma le obiezioni e le controdeduzioni le ha mai lette? Oppure le conosce ma non ne tiene conto, come il Giudice?

La novità è che la rassicurazione sarebbe cominciata prima della iniziativa di Bertolaso, fin qui cardine dell’accusa; così, tanto per allargarsi un po’,  per dotarsi di un intervallo di sicurezza? Per accusare l’INGV di quello di cui fin qui non era stato accusato? Nel seguito, infatti, Ciccozzi ricorda che Bertolaso sostiene di aver appreso “dai sismologi” la teoria dello scarico di energia; naturalmente senza citazione della fonte, come si usa nelle riviste non “peer review”. I “sismologi” non lo so, ma quell dell’INGV con Bertolaso parlavano mediante rapporti scritti e firmati; facevano e fanno il loro mestiere, non scaricano i barili! Stupisce poi il fatto che verso la fine Ciccozzi sostenga che “la diagnosi  rassicurante non fu inventata dai media e suggerisce che si potrebbe essere di fronte a un fatto di “malascienza”. Oh bella! ma allora il processo è alla scienza, ovviamente “mala”?
Colpisce infine la frase, credo nuova, “di un messaggio d’insieme prodotto sullo sfondo di un complesso intreccio di biopolitica del rischio al quale quella riunione pose un colposo suggello di autorevolezza, nell’aurea di un cerimoniale scientifico“. Mi ha fatto ricordare che, diversi anni fa, era in vendita una sorta di giocattolo, che si chiamava “tubolario” (sottotitolo “le frasi del tubo”), che consisteva in un insieme di frammenti di frasi che potevano scorrere – ciascuna indipendentemente dalle altre – attorno a un tubo, in modo da generare in modo semi-random frasi che, apparentemente, stavano in piedi. Apparentemente….

Dobbiamo però dare atto a Ciccozzi di produrre qualcosa di nuovo, rispetto al solito. Intanto spiega agli avvocati difensori che il fatto che il verbale della riunione non contenga frasi rassicuranti non rappresenta una attenuante, in quanto reso pubblico dopo l’evento. Alla buon’ora, Ciccozzi! Gli accusati e i loro difensori l’hanno sempre sostenuto. Lo spieghi al Giudice, piuttosto, che lo utilizza per sostenere le ragioni della condanna.  E poi, l’incredibile affermazione “sappiamo che morti non sono stati 30.000 perché migliaia di edifici si fermarono sulla soglia del crollo“. Migliaia? Davvero? e da dove lo sa? (tralascio il plurale maiestatis).
Bum! Mi sa che in questo post le ha sparate un po’ grosse; ha finito gli argomenti?

Un commento di Alessandro Amato

Questo è il commento che avevo proposto (ieri 28/10 alle 14) al post di A. Ciccozzi descritto sopra e che non è stato pubblicato:

I sismologi non hanno mai rassicurato nessuno. È stato chiarito nell’appello, leggendo le loro dichiarazioni integrali, omesse nella sentenza di I grado. Prova ne è che nei giorni successivi alla riunione del 31/3 il Sindaco chiuse scuole e chiese lo stato di emergenza. Boschi alla riunione disse “questa è una delle regioni più sismiche d’Italia, può essere stasera, domani, tra un anno o tra dieci ma un terremoto forte prima o poi arriva”. È agli atti. Non si poteva dire di più, uno sciame sismico (uno dei tanti che avvengono in Italia) non permette di fare previsioni visto che meno di 1 su 100 in media sono seguiti da un forte terremoto. Nei comunicati dell’INGV sullo sciame in corso (17 febbraio, 12 marzo, 31 marzo) non si parla MAI di scarico di energia, anzi si ricordano i terremoti storici della regione, le faglie attive, la elevata pericolosità, e si dice chiaramente che questa pericolosità non è alterata significativamente dai terremoti in corso. Alla riunione del 31 marzo si mostrò la carta di pericolosità dell’Abruzzo (è agli atti) che è molto alta. Questa carta rappresenta un compendio delle conoscenze attuali, riassumendo in sé le info storiche, geologiche, sismologiche sul nostro territorio. Per concludere, non è vero che c’è una difesa corporativa e che gli scienziati non vogliono essere giudicati. Se sbagliamo dobbiamo pagare come tutti, sia chiaro, ma vogliamo pagare per le nostre colpe e non quelle di altri. Ricordo che la condanna è per omicidio plurimo, non per negligenza. Alla conferenza stampa dopo la riunione del 31/3 non erano presenti i sismologi (Boschi, Selvaggi, Eva), non furono invitati. La cosa non era strana perché la comunicazione in questi frangenti spetta agli organi di Protezione Civile. Le interviste successive alla conf. stampa (De Bernardinis, Cialente, Stati, Barberi) non contengono elementi rassicuranti.

Un commento di Giacomo Cavallo

 SENTENZA GRANDI RISCHI: GRANDI PAROLE, MA QUALI SONO I FATTI?

Commento all’articolo di A. Ciccozzi ”Sacralità della scienza o impunità istituzionale?” ( “il Fatto Quotidiano”, 27 ottobre 2014). Il commento è qui riportato perché eccede di circa quattro volte il massimo previsto sul blog di Ciccozzi.

Per quanto ne so, secondo il Codice Penale, Art 1, «Nessuno può essere punito per un fatto che non sia espressamente preveduto come reato dalla legge, né con pene che non siano da essa stabilite».   Il “rassicurazionismo” non è un reato per cui siano previste pene, ed è il Giudice di primo grado se ne rende ben conto. Per questo dice, a p. 182/800 della Motivazione: “La lettura del capo di imputazione evidenzia, con estrema chiarezza, che il P.M. non contesta agli imputati la mancata previsione del terremoto o la mancata evacuazione della città di L’Aquila o la mancata promulgazione di uno stato di allarme o un generico mancato allarme o un generico “rassicurazionismo”, ma addebita agli imputati la violazione di specifci obblighi in tema di valutazione, previsione e prevenzione del rischio sismico disciplinati dalla normativa vigente alla data del 31.3.09 e la violazione di specifici obblighi in tema di informazione chiara, corretta e completa.”

A tale scopo, però, il Giudice ha bisogno di trovare un soggetto a cui questi doveri si applichino. Per questo il Giudice inventa una Commissione dei Grandi Rischi. Come questo concetto inventato senza base si sia diffuso in modo virale, forse solo per economia di linguaggio, è un problema della psiche umana, di cui lascio che siano altri ad occuparsi. Però il Giudice deve spiegare, e lo fa in circa quaranta pagine (Sez. 3.5), che il gruppo dei sette imputati all’Aquila è di fatto la CGR, e lo fa spiegando come il Capo DPC Bertolaso non avesse il diritto legale, questo no, ma una sorta di diritto“fisiologico”, di convocare la CGR, e come il numero legale non ci fosse, ma era come se ci fosse, con argomentazioni a parere della Difesa (che condivido pienamente) debolissime. Tuttavia il Giudice si guarda bene dal discutere l’obiezione più ovvia, cioè che Bertolaso indirizza il fax di convocazione a cinque soli membri su ventuno della CGR, che quindi non fu mai convocata, per di più qualificandoli come esperti di rischio sismico, e li invita a partecipare ad una riunione all’Aquila, guardandosi bene dal parlare di Riunione della CGR.   E’ il Giudice stesso a dire, e fu detto anche in sede di Processo, che se i sette imputati non erano la CGR il Processo poteva finire lì, perché ad essi non si applicavano né i doveri né gli statuti della CGR.   Questa identificazione dei sette imputati con la CGR è quindi strumentale per (i) accollare loro i doveri della CGR, (ii) condannarli tutti alla stessa pena. Il punto (ii) viene autodistrutto dal fatto che il Giudice, per raggiungere il numero legale di dieci deve aggiungere ai sette il sindaco Cialente, l’Assessore Stati ed il funzionario Leone, ma poi non li condanna, dimenticando che il numero legale gli serviva proprio per condannare tutti i veri e pretesi membri della CGR alla stessa pena. Il punto (i) viene invece distrutto dal fatto che i pretesi obblighi della CGR in tema di valutazione, previsione e prevenzione del rischio sismico, non esistono ora e non sono mai esistiti. Solo una disattenta e parziale lettura della L225/1992 può far credere che alla CGR spettassero obblighi che la medesima legge attribuiva ad altre istituzioni (Art.6, mai citato della Motivazione). A quanto pare gli esperti dell’Aquila non erano avvezzi a tenere riunioni di questa fatta, anche se normativamente previste (Art. 3.10, DPCM 1250/2006), e usarono carta intestata e timbri rotondi e produssero un verbale. Ma non bastano timbri tondi e carte intestate per cambiare la natura legale di una riunione. Per queste riunioni di esperti invece non erano specificati né un modus operandi, né verbali, né obblighi o non obblighi di comunicazioni, come non lo erano per la CGR. A partire dal 2011 lo sono, ma solo per quest’ultima. Ad esempio, il tempo limite per la presentazione del verbale è fissato ad una settimana, e quindi un verbale come quello dell’Aquila, messo insieme dopo cinque giorni, non susciterebbe scandalo, se non ci fosse un terremoto di mezzo, su cui ci informerebbe il senno di poi. Alla riunione, da una parte sedeva la PC come ente che chiede la consulenza, dall’altra sedevano quattro consulenti estratti dalla CGR (più uno, aggiunto perché per sua malasorte credeva di dover assolvere obblighi morali e non scritti). Considerare in blocco consulenti e consultanti è quanto meno insolito. Presenziavano (a legger bene la Bozza di Verbale) essenzialmente funzionari che accompagnavano le massime autorità della Protezione Civile locale, a livello Municipale, Provinciale e Regionale. Si deve supporre che non solo gli esperti ma anche le autorità di PC locale avessero a loro disposizione la mappa di pericolosità, il Rapporto Barberi, gli scenari di rischio, i piani di emegenza. Inutile quindi discutere questi “ferri del mestiere”, come avrebbe voluto il Giudice. Invece il pubblico e i media non erano ammessi. I consulenti furono chiamati a rispondere a due quesiti: (i) che conto si doveva fare della sequenza sismica in corso; (ii) se si potevano dissipare gli allarmismi in circolazione a quel tempo (chiaro, ma non esplicito riferimento a Giuliani). Sul secondo punto, su cui fece una specifica domanda l’Assessore Stati, gli esperti si poterono esprimere in brevissimo tempo, e l’Assessore Stati li ringraziò per queste affermazioni che permettevano di “rassicurare la popolazione attraverso i media che incontreremo in conferenza stampa”. Circa le affermazioni di Giuliani, la popolazione poteva essere rassicurata (e possiamo ripeterlo ora, che sappiamo che le misure di Giuliani si sono rivelate fallaci). E riguardo alla sequenza? Qui gli esperti ripeterono quello che era il consenso mondiale dei sismologi: le sequenze sono considerate come candidati precursori di gravi sismi, ma solo candidati. Era statisticamente improbabile (meno di 1% di probabilità) che la sequenza precedesse un grave sisma entro, diciamo, un mese.

Anche oggi, cinque anni dopo il terremoto, e dopo pagine e pagine scritte sul soggetto, e dopo decine di altre sequenze sismiche non seguite da terremoti gravi, non potremmo individuare quali caratteristiche della sequenza dell’Aquila la segnalassero come precursore di un terremoto. Incidentalmente, lo studio di Boschi tanto malmenato dal Giudice, prevedendo un terremoto con probabilità 1 in venti anni avrebbe assegnato (grossolanamente) circa una probabilità su mille alla possibilità di averlo in una qualunque settimana. Dunque, disse Barberi: “Questa sequenza non preannunzia niente”. Ma questo vuol dire che la sequenza non ci dice niente sul futuro, né che le probabilità di un sisma siano aumentate, né che siano diminuite (coerente in questo con la dichiarazione di Selvaggi, pubblicata su Il Centro, 14 marzo 2009). Difatti Barberi aggiunse subito:”ma sicuramente focalizza di nuovo l’attenzione su una zona sismogenetica in cui prima o poi un grosso terremoto ci sarà”. E’ semplicemente disonesto citare sempre solo la prima parte, come se “niente” significasse che “non ci sarà un terremoto”, così come è deprecabile citare la frase di De Bernardinis “non ci si aspetta una crescita della magnitudo”, unica sopravvissuta dall’intera conferenza stampa che seguì la riunione, non sapendo né quello che fu detto prima né quello che fu detto dopo. La conferenza stampa fu organizzata dalla PC Regionale col supporto della PC nazionale, non dagli esperti né dalla CGR (anche perché non c’era). Ma si noti che con due co-presidenti presenti, De Bernardinis e Barberi, non sarebbe toccato alla Stati ringraziare per le informazioni ricevute nell’intera riunione.

Per quanto riguarda la comunicazione rassicurante si deve ricordare che il Processo non si occupa di come la maggioranza della popolazione dell’Aquila abbia percepito la situazione. Sappiamo che il Sindaco chiese lo stato di emergenza, che la Stati tenne aperta la Sala Operativa e in sede di intervista parlò dell’esistenza di piani di emergenza, che una quindicina di articoli di giornali locali e nazionali testimoniano che tra il 31 marzo e il 6 aprile buona parte della cittadinanza non si sentiva rassicurata. Molti altri invece speravano nello scarico di energia, che secondo il Sindaco Cialente era una sorta di leggenda urbana già prima della riunione. Ma questo non riguarda il Processo, che si occupa invece di come ventinove vittime si sentirono rassicurate dalla riunione degli esperti della CGR. Le testimonianze dei superstiti sono ciò che conta, e la Sez. 5.5 della Motivazione per me fa testo. Ora, nessuna delle frasi pronunciate nella riunione, messe a verbale (molte tolte dal contesto) e scritte nella sentenza viene direttamente citata nelle testimonianze. Non ci sono soprattutto frasi che possano essere attribuite ad un originale verbale poi drasticamente modificato. Invece tutti i testimoni fanno risalire la rassicurazione delle vittime a diversi concetti dell’intervista di De Bernardinis tenuta entrando in riunione, e quindi ignota agli esperti, quale non era De Bernardinis. Parlò di situazione normale, disse che “non c’è pericolo”. Accettò virtualmente il bicchiere di vino inventato dall’intervistatore. Invocò lo scarico di energia, come probabilmente gli aveva chiesto di fare il suo capo (ma non ne parlò in riunione). Aggiunse che il punto principale era: niente ansia, restare sempre attenti e preparati, ma a questo nessuno fece caso. L’intervista fu mandata in onda dopo la riunione come se ne rappresentasse la sintesi, fu ripresa e continuamente ripetuta dai media locali e nazionali. Ma se questo concetto mai espresso dagli esperti dilagava davvero, a chi sarebbe toccato attivarsi? Alla PC locale, presente alla riunione nelle sue massime autorità, o agli esperti, già ritornati ciascuno al proprio lavoro? Per concludere, si noti come l’accenno allo scarico di energia sia in pratica l’unica “istruzione” fatta passare da Bertolaso, e come gli esperti l’abbiano lasciata cadere nel vuoto.

28 ottobre 2014

Un commento di Edward Semiramis (1.11.2014)

Io ho provato a inserirmi nel dibattito su quel blog dove scrive questo Ciccozzi. Ma a parte la difficoltà di essere pubblicato, ho provato un reale disagio a interloquire con questa persona. E’ uno che si sente accerchiato e sparacchia a chiunque critichi i suoi argomenti. Ritiene in modo superbo che il suo lavoro debba essere considerato inattaccabile e taccia chiunque di essere “innocentista” come su questo fosse una colpa. Non riesco a capire come un giudice possa ritenere attendibile il lavoro di un professionista tanto poco professionale. Sembra aver seri problemi con l’italiano, ma evidentemente ritiene di essere un linguista, visto che piega i significati di qualsiasi termine al suo teorema. Dice a chiunque di leggersi la sentenza, ma arriva persino a sostenere il contrario di quel che il giudice afferma. Che si può fare? Aspettare che qualche giudice un po’ più avveduto faccia piazza pulita di certe sciocchezze. Ma per ora ha ragione lui, e ho paura che l’avrà fino alla Cassazione.

Un commento di Alessandro Venieri (2.11.2014)

Ritengo che la ricostruzione di Giacomo Cavallo sia ben fatta e documentata (come sempre) e tocchi tutti gli aspetti (comunque i principali e più significativi) dell’accusa avanzata agli imputati. Ritengo, inoltre, per ciò che ho ascoltato, che le difese abbiano, oltre ad aver smontato la sentenza pezzo per pezzo, ribadito in maniera puntuale e documentata agli avvocati di parte civile e al Procuratore Generale, anche alle insinuazioni, chiarendo le cattive interpretazioni, come ad esempio il fatto che la richiesta di calamità naturale avanzata da Cialente, dopo la riunione a seguito dei danni fino ad allora subiti, non dimostrava il fatto che lui si sarebbe sentito preoccupato a seguito della riunione…
Di Ciccozzi che dire? quali altre parole spendere? il semplice fatto che lui insita nel sostenere che Cialente si sia smentito una volta ascoltata la intercettazione tra Bertolaso e la Stati (interpretando male, come tanti, quello “scoop” giornalistico), sostenendo che erano venuti per rassicurare, la dice lunga sull’uso che Ciccozzi fa della logica, in quanto tale episodio, casomai, va a rafforzare la tesi difensiva in quanto gli imputati malgrado l’”ordine” impartito da Bertolaso sono riusciti lo stesso a far preoccupare il Sindaco come egli stesso ha dichiarato al processo e con le azioni intraprese a seguito sempre di quella riunione. Infatti tale episodio in Appello non è stato citato dagli avvocati di parte civile, che comunque di sciocchezze ne hanno dette diverse…

La risposta di A. Ciccozzi (3.11.2014)

Seguitate a denigrare la mia persona, complimenti. Il disagio forse lo provate, oltre che per le mie tesi, per questo (poiché è scientificamente scorretto escludere un mainshock da una sequenza sismica):

«escluderei che lo sciame sismico sia preliminare di eventi» (Boschi);
«questa sequenza sismica non preannuncia niente» (Barberi)
«non ci si aspetta una crescita della magnitudo» (De Bernardinis)

A partire da ciò si può sostenere che la CGR rassicurò la popolazione su basi pseudoscientifiche e con esiti disastrosi, in quanto quel ridurre la percezione del rischio sismico aumentò la pericolosità del terremoto che poi è arrivato.
Avete bisogno di nascondere questo per innocentizzare l’operato di quegli esperti, indifendibile oltre la ragion di Stato.
Questo è in sintesi estrema quanto ho da dire, il resto è rumore che serve a nascondere la presenza oggettiva di elementi di colpevolezza.
Distinti saluti

Una risposta di G. Cavallo (3.11.2014)

1) la prima frase è fuori del contesto di una intera discussione  in cui furono dette anche altre cose, a verbale e no, che non divennero note se non dopo il terremoto,  e non si vede come la popolazione possa esser stata influenzata.  Non dice che sia escluso un forte sisma indipendente dalla sequenza. La sequenza è solo un candidato precursore, non un precursore sicuro. “Escluderei” non è un’affermazione apodittica.

2) la seconda non conta ed è discutibile citarla : oltre ad essere fuori dal contesto, è  citata a metà. “Questa sequenza non preannuncia niente, ma sicuramente focalizza di nuovo l’attenzione su una zona sismogenetica in cui prima o poi un grosso terremoto ci sarà”.  Completandola, perde significato. Per essa, inoltre, vale quanto sopra circa il verbale. Nessuno dei testimoni superstiti (Sez.5.5 della Motivazione) cita una di queste due frasi, per non parlare della successiva.

 3) la terza non ha contesto. Il gioco delle frasi fuori del contesto o senza contesto non dovrebbe essere ammesso, ed in più è rischioso per chi lo pratica, perché se si incomincia a citare frasi fuori del contesto non si sa dove si va a finire.

Una risposta della redazione (3.11.2014)

Egregio Ciccozzi,
grazie per il commento, che viene pubblicato volentieri nonostante il filtro selettivo che opera ai commenti al suo blog.
Non è chiaro a chi sia rivolto il “voi”: se al post di Stucchi o anche agli altri commenti. Non sembra peraltro di cogliere nei post in questione una denigrazione della sua persona; a meno che lei non ritenga tale il semplice fatto di esprimere pareri diversi dal suo, quale ad esempio quello pubblicato, con tempismo sgradevole, solo pochi giorni prima della possibile sentenza d’appello.

Difficile lasciare inosservato il fatto che lei si cimenti, piuttosto maldestramente – mi consenta – e in modo apodittico, in questioni scientifiche: “è scientificamente scorretto [sic!] escludere un mainshock da una sequenza sismica” [arrisic!].
Sulle tre frasi che lei, secondo consuetudine, estrae dal contesto, potrebbe essere utile rinviarla al post di G. Cavallo “Diversi modi di ritagliare un verbale” (https://terremotiegrandirischi.com/2014/04/03/diversi-modi-di-ritagliare-un-verbale/)

Sul fatto poi che “ridurre la percezione del rischio aumentò la pericolosità del terremoto che poi è arrivato”, viene da osservare come la frase stessa sia paradigmatica della confusione che regna sovrana presso lei e altri “colpevolisti”. La Motivazione della sentenza si spende per trattare il problema del rischio in termini moderni e scientifici, senza peraltro riuscirci completamente: dalla sua frase si può dedurre che essa abbia contribuito a ridurre di molto la percezione di argomenti (rischio, pericolosità, ecc.) che pochi comprendono e usano in modo appropriato.

Quanto al rumore, fra Motivazione, libri e blog – compreso quello dal quale ha insultato G. Cavallo – ne è stato fatto molto. E, per giunta, lei non sa rinunciare a emettere sentenze che (per fortuna) non le competono.
Antropologo, ora sismologo e anche giudice: la prossima?

Una risposta di A. Ciccozz (4.11.2014)

In risposta alla replica di eagris2014
1) grazie per aver accolto il mio commento. Non opero nessun filtro selettivo nel mio blog, del tutto ovviamente è la redazione del giornale che se ne occupa (spesso spariscono anche i miei commenti, in base a un meccanismo che non capisco).
2) dopo una settimana di bagarre web su quel blog mi rendo conto che da parte sia mia che vostra c’è un’aggressività di fondo che non fa bene al dibattito, seppure a volte sono emersi degli elementi di discussione interessanti.
3) che sia pseudoscientifico escludere un mainshock da una sequenza in atto l’ho appreso da: fonti bibliografiche, sismologi, e, purtroppo, oltre che dalla sismicità storica dell’Aquila, da quello che è successo il 6 aprile. Se mi vuole citare fonti autorevoli che sostengono il contrario gliene sarò grato, anche perché mi farà scoprire un nuovo orizzonte scientifico postgalileiano (a proposito di Galileo) dove le teorie possono emanciparsi dal piano empirico della controprova fattuale. Non è che per accorgersi che 2+2=5 è un errore ci vuole un dottorato in matematica.
4) le sue osservazioni sulla percezione del rischio mi suggeriscono che sa di antropologia del rischio molto meno di quanto io so di sismologia.
5) Il dott. Cavallo mi si è rivolto in tono ostentatamente denigratorio e mistificatorio, e a tono gli ho risposto (comunque questo battibeccare provocatorio per innervosire la controparte ve lo potreste, ce lo potremmo risparmiare)
6) sul ritagliare: ritengo che se la responsabilità di queste persone va dimostrata selettivamente evidenziando gli elementi di colpevolezza, la loro innocenza va provata confutando tali elementi non coprendoli con una contro-selezione di frasi corrette compresenti nella loro comunicazione (a titolo di esempio nell’articolo di Wolman ho notato che la frase in cui Boschi esclude il sisma non è riportata).
7) certo, la sentenza compete alla Corte, ci mancherebbe. Il mio è un parere di cittadino (la consulenza è lì, ed è un’altra cosa) come il vostro (e se io sentenzio colpevolezze voi sentenziate assoluzioni). Dal mio punto di vista auspico che la Corte si accorga che avete bisogno di nascondere che ci sono degli enunciati che mostrano che la CGR ha oggettivamente escluso l’eventualità di un disastro, producendo così una rassicurazione disastrosa.

Poi, in generale, visto che sono venuto “a casa vostra” (seppure spinto a rispondere a un attacco), ci terrei a dire una cosa, sempre in merito alla mia opinione di cittadino che ha vissuto la tragedia aquilana; perché, immagino, gl’imputati leggono questo blog. L’ho discusso in dettaglio anche nell’ultima parte del mio libro. Umanamente sono dispiaciuto per gli esperti semplicemente in quanto non li reputo affatto mossi da intenzioni malevole, bensì responsabili di una condotta sì nefasta ma colposa, involontaria. Per questo mi auguro che non vadano in prigione (in fondo, realisticamente, penso che non ci andranno mai); ma resto fermamente convinto che meritino l’interdizione dai pubblici uffici (questo sempre restando nel merito dei pareri personali).
Se posso fare un paragone, li vedo, nella performance aquilana, alla stregua di un adolescente spavaldo e irresponsabile su una macchina troppo potente per la sua capacità di guida, che investe e uccide un bambino finito per strada: certo, c’è la responsabilità dei genitori che hanno lasciato il bambino (le case costruite male) ma anche quella di chi, seppur senza intenzione, lo ha investito (le rassicurazioni che hanno indotto le persone a non uscire da quelle case nonostante due forti scosse). Per questo nel mio lavoro ho sempre parlato di concausalità.
In tal senso, a prescindere dall’esito del processo, continuerò a pensare alla performance della riunione della CGR come a un esempio epocale di negligenza e fallacia scientifico-istituzionale, che, insieme a questioni di vulnerabilità edilizia, ha amplificato le conseguenze disastrose di un sisma.
Avverto che chi in questi forum difende gl’imputati – per amicizia, per interesse, per corporativismo, o non so che – mi detesta, soprattutto per il semplice fatto che il nesso causale che li ha condannati in primo grado si basa sul mio lavoro (che fa di tutto per rappresentare, quindi, come un esempio di sciatteria: è scientificamente più valida la mia consulenza o la performance aquilana della CGR? Non sta a me stabilirlo). Non posso biasimarli per questo sentimento negativo, ma lo rispedisco al mittente.
Sempre entro questo versante della vicenda, soprattutto per i modi, sono rimasto molto dispiaciuto dall’aggressione che quelli de “Le iene” hanno riservato all’ing. Dolce fuori dall’aula d’appello. Lo dico perché non vorrei essere scambiato per uno che pratica certi atti.
Insomma, non m’immaginate peggio di quello che sono: mi rincresce per quegli esperti condannati sei anni, e per le loro famiglie; ma, se permette, mi dispiace di più per quelli che, anche a causa delle rassicurazioni della CGR, quella notte sono stati persuasi a restare al letto e hanno ritrovato i figli macellati dai sassi della casa in cui vivevano. Io e la mia famiglia ci siamo salvati solo perché la casa ha retto per un pelo: plagiati dalla diagnosi della CGR non decidemmo di uscire. Come dicevo, è colpa della casa che crolla, ma, in questo assurdo caso, anche di chi ha convinto qualcuno a non uscire dopo due forti scosse.
Molto banalmente, per quanto possa contare il mio parere personale, mi auguro che un giorno chi ha rassicurato, una volta interdetto ma non messo in prigione, chieda scusa ai parenti delle vittime e porti un fiore ai morti. Dovrà venire il giorno della riconciliazione (ma senza un qualche riconoscimento di responsabilità mi pare difficile).

Un commento di A. Venieri (5.11.2014)

Ciccozzi, nel suo blog sul Fatto Quotidiano ho provato a rispondere, con il mio nome e cognome, dopo aver di nuovo (dopo quelli subiti sul blog di Salvadorini) ricevuto i suoi insulti, ma anche gli interventi brevi e moderati (due su circa 1000 raggiunti) non sono stati mai pubblicati. E’ veramente antipatico interloquire con una persona che invece di entrare nel merito delle interessanti questioni poste, ti insulta e ti attribuisce nomi denigratori (a me “il mastino della scienza” che perde tempo andando a ravanare su tutti i siti dedicati al processo) e sinceramente non tanto per quelli che ha rivolto a me in un blog pubblico abbastanza letto, ma per quelli che ad esempio ha rivolto a Giacomo Cavallo, che tra l’altro non conosco, ma di cui apprezzo sempre gli interventi, per la lucida ricostruzione della vicenda, per quanto documenta e per la logica e buon senso che usa. Lei non ha rispetto delle persone che in maniera argomentata hanno criticato la sentenza, di cui non conosce il valore scientifico, la professionalità o esperienza in campo dei rischi naturali per non parlare del rispetto per la loro età (visto alcuni pesanti insulti in merito). Non immagina che queste persone possano essere solo animate dal senso di giustizia accusandoli di interessi, compiacenze e complotti orchestrati. Non so in quale ambiente vive e lavora e con quali esempi ha a che fare ma non è come lei immagina. Io, oltre a tale animazione (verità e giustizia) aggiungo quella della paura di potermi trovare un giorno ad essere giudicato penalmente nel mio lavoro da persone non competenti che si avvalgono di consulenze di specialisti non competenti per giunta aggressivi ed emotivamente coinvolti come lei.
Per quanto riguarda il suo ultimo commento mi viene da dire solo che lei non considera affatto le responsabilità di chi per legge è deputato alla prevenzione sismica e di chi per legge è deputato ai controlli sulle costruzioni.
I morti avvengono soprattutto per questo aspetto, perchè se è naturale che i costruttori antepongono i profitti alla sicurezza sismica (con la compiacenza di progettisti, direttori dei lavori e collaudatori a cui sono legati per commissioni) non è affatto naturale che non ci siano i controlli e che gli Enti deputati per legge (le risparmio i riferimenti normativi) alle azioni di prevenzione (Regione, Provincia e Comune) non svolgano una sola azione in tale direzione. E’ su questi, soprattutto, che si intende l’aver creato il capro espiatorio.

12 thoughts on ““Mi sarei inventato tutto”. Ehm, mi sa di sì….(M. Stucchi + 8 commenti)

  1. Da semplice cittadino non sono sicuro che la sentenza d’appello abbia fatto giustizia, come spesso avviene. Un mancato allarme e rassicurare la popolazione prima del terremoto, come da verbali, è un crimine! Gli scienziati non possono essere condannati per non aver previsto il terremoto, ci mancherebbe altro, si per aver rassicurato del non-terremoto aumentando l’esposizione al pericolo della popolazione. Vero è che molti fattori possono aver contribuito alla sentenza assolutoria d’appello, due principali: la sacralità della scienza, soprattuto in un´epoca dominata della tecnica che viene sacralizzata e l’impunità istituzionale, in questo caso rappresentata dalla Protezione Civile e dal suo diretto responsabile Bertolaso.

    • grazie per il post. Qualche commento:

      a) I 7 condannati in primo grado non erano accusati di mancato allarme, che equivarrebbe a dire che si poteva prevedere il terremoto
      b) Gli stessi non hanno rassicurato, come spiegato in abbondanza in questo blog. E comunque il verbale è stato reso pubblico solo dopo il terremoto
      c) la sacralità della scienza in Italia non esiste, esiste caso mai il contrario. E dal processo emerge una scienza piuttosto sgangherata, altro che sacrale…
      d) la Protezione Civile esce condannata (con De Bernardinis) e Bertolaso è ancora sotto processo. Nessuna impunità, ci sembra.

      • Buonasera, ringrazio per la gentile risposta. Vorrei rispondere ai vostri commenti.
        a) Che i 7 condannati in primo grado non erano accusati di mancato allarme ma bensì l’esatto opposto, di avere rassicurato gli aquilani prima dell’avvento del terremoto, facendo così abbassare la percezione del rischio, un fenomeno ben studiato in psicologia, riduzione della paura e quindi esposizione al pericolo. Le rassicurazioni venivano dalla CGR!
        b) Quanto spiegato in abbondanza nel blog, cioè che i condannati in primo grado non abbiano rassicurato la popolazione è una presa di posizione solo difensiva, l’assessoramento alla PC era trasmesso dalla CGR. Comunque il verbale fu preparato e reso pubblico a terremoto avvenuto.
        c) Sulla sacralità della scienza in Italia; la riflessione è sulle lobbies intellettuali e scientifiche (vedi mafia “intellettuale” ben conosciuta a livello di baronie universitarie, ben presente e radicata in Italia) le quali vengono supportate dai poteri dello Stato. Poi, come commento aggiuntivo, certo che la scienza in Italia a livello di stanziamenti ed in molti altri aspetti è più che sgangherata.
        d) Sulla Protezione Civile che ne esca condannata con De Bernardinis e Bertolaso ancora sotto processo, guardiamo le cose nella sua giusta dimensione: lo Stato non condannerà mai se stesso, rappresentato nelle sue istituzioni, la storia insegna!

      • Grazie anche per il commento di oggi, 16 novembre. Gli argomenti di cui al punto a) sono stati discussi in molti post su questo blog e altri. Evidentemente i giudici hanno avuto un’opinione contraria, che sarà nota con la pubblicazione della motivazione. Analogamente per il punto b), anche se non è chiaro che cosa intende con “l’assessoramento alla PC era trasmesso dalla CGR”. Per quanto riguarda il punto c) rispettiamo l’opinione; l’argomento non è entrato nel processo, tuttavia. Infine per il punto d): De Bernardinis è stato condannato, Bertolaso è sotto processo. Fino alla sentenza di primo grado non si sarebbe potuto sostenere quanto sostiene lei. Per il futuro vediamo; per quanto riguarda la storia non abbiamo la pretesa di riassumerla. Buonasera

  2. Prendiamo atto dell’ultimo commento di A. Ciccozzi in risposta a A. Venieri, e lo pubblichiamo per dovere di trasparenza, cosa che non tutti fanno. Non possiamo astenerci dal rilevare che Ciccozzi sostiene di essere stato gravemente offeso ecc., dimenticandosi forse di quanto e come scrive altrove, ad esempio sul suo blog. Evidentemente ci sono varie nozioni di “offesa”.
    Riteniamo comunque che questo confronto via tastiera vada chiuso, soprattutto in vista della sentenza di appello, e auspichiamo che si possa riprendere nel seguito, con dibattiti dal vivo.

  3. In risposta alla replica di eagris2014
    1) grazie per aver accolto il mio commento. Non opero nessun filtro selettivo nel mio blog, del tutto ovviamente è la redazione del giornale che se ne occupa (spesso spariscono anche i miei commenti, in base a un meccanismo che non capisco).
    2) dopo una settimana di bagarre web su quel blog mi rendo conto che da parte sia mia che vostra c’è un’aggressività di fondo che non fa bene al dibattito, seppure a volte sono emersi degli elementi di discussione interessanti.
    3) che sia pseudoscientifico escludere un mainshock da una sequenza in atto l’ho appreso da: fonti bibliografiche, sismologi, e, purtroppo, oltre che dalla sismicità storica dell’Aquila, da quello che è successo il 6 aprile. Se mi vuole citare fonti autorevoli che sostengono il contrario gliene sarò grato, anche perché mi farà scoprire un nuovo orizzonte scientifico postgalileiano (a proposito di Galileo) dove le teorie possono emanciparsi dal piano empirico della controprova fattuale. Non è che per accorgersi che 2+2=5 è un errore ci vuole un dottorato in matematica.
    4) le sue osservazioni sulla percezione del rischio mi suggeriscono che sa di antropologia del rischio molto meno di quanto io so di sismologia.
    5) Il dott. Cavallo mi si è rivolto in tono ostentatamente denigratorio e mistificatorio, e a tono gli ho risposto (comunque questo battibeccare provocatorio per innervosire la controparte ve lo potreste, ce lo potremmo risparmiare)
    6) sul ritagliare: ritengo che se la responsabilità di queste persone va dimostrata selettivamente evidenziando gli elementi di colpevolezza, la loro innocenza va provata confutando tali elementi non coprendoli con una contro-selezione di frasi corrette compresenti nella loro comunicazione (a titolo di esempio nell’articolo di Wolman ho notato che la frase in cui Boschi esclude il sisma non è riportata).
    7) certo, la sentenza compete alla Corte, ci mancherebbe. Il mio è un parere di cittadino (la consulenza è lì, ed è un’altra cosa) come il vostro (e se io sentenzio colpevolezze voi sentenziate assoluzioni). Dal mio punto di vista auspico che la Corte si accorga che avete bisogno di nascondere che ci sono degli enunciati che mostrano che la CGR ha oggettivamente escluso l’eventualità di un disastro, producendo così una rassicurazione disastrosa.

    Poi, in generale, visto che sono venuto “a casa vostra” (seppure spinto a rispondere a un attacco), ci terrei a dire una cosa, sempre in merito alla mia opinione di cittadino che ha vissuto la tragedia aquilana; perché, immagino, gl’imputati leggono questo blog. L’ho discusso in dettaglio anche nell’ultima parte del mio libro. Umanamente sono dispiaciuto per gli esperti semplicemente in quanto non li reputo affatto mossi da intenzioni malevole, bensì responsabili di una condotta sì nefasta ma colposa, involontaria. Per questo mi auguro che non vadano in prigione (in fondo, realisticamente, penso che non ci andranno mai); ma resto fermamente convinto che meritino l’interdizione dai pubblici uffici (questo sempre restando nel merito dei pareri personali).
    Se posso fare un paragone, li vedo, nella performance aquilana, alla stregua di un adolescente spavaldo e irresponsabile su una macchina troppo potente per la sua capacità di guida, che investe e uccide un bambino finito per strada: certo, c’è la responsabilità dei genitori che hanno lasciato il bambino (le case costruite male) ma anche quella di chi, seppur senza intenzione, lo ha investito (le rassicurazioni che hanno indotto le persone a non uscire da quelle case nonostante due forti scosse). Per questo nel mio lavoro ho sempre parlato di concausalità.
    In tal senso, a prescindere dall’esito del processo, continuerò a pensare alla performance della riunione della CGR come a un esempio epocale di negligenza e fallacia scientifico-istituzionale, che, insieme a questioni di vulnerabilità edilizia, ha amplificato le conseguenze disastrose di un sisma.
    Avverto che chi in questi forum difende gl’imputati – per amicizia, per interesse, per corporativismo, o non so che – mi detesta, soprattutto per il semplice fatto che il nesso causale che li ha condannati in primo grado si basa sul mio lavoro (che fa di tutto per rappresentare, quindi, come un esempio di sciatteria: è scientificamente più valida la mia consulenza o la performance aquilana della CGR? Non sta a me stabilirlo). Non posso biasimarli per questo sentimento negativo, ma lo rispedisco al mittente.
    Sempre entro questo versante della vicenda, soprattutto per i modi, sono rimasto molto dispiaciuto dall’aggressione che quelli de “Le iene” hanno riservato all’ing. Dolce fuori dall’aula d’appello. Lo dico perché non vorrei essere scambiato per uno che pratica certi atti.
    Insomma, non m’immaginate peggio di quello che sono: mi rincresce per quegli esperti condannati sei anni, e per le loro famiglie; ma, se permette, mi dispiace di più per quelli che, anche a causa delle rassicurazioni della CGR, quella notte sono stati persuasi a restare al letto e hanno ritrovato i figli macellati dai sassi della casa in cui vivevano. Io e la mia famiglia ci siamo salvati solo perché la casa ha retto per un pelo: plagiati dalla diagnosi della CGR non decidemmo di uscire. Come dicevo, è colpa della casa che crolla, ma, in questo assurdo caso, anche di chi ha convinto qualcuno a non uscire dopo due forti scosse.
    Molto banalmente, per quanto possa contare il mio parere personale, mi auguro che un giorno chi ha rassicurato, una volta interdetto ma non messo in prigione, chieda scusa ai parenti delle vittime e porti un fiore ai morti. Dovrà venire il giorno della riconciliazione (ma senza un qualche riconoscimento di responsabilità mi pare difficile).
    Antonello Ciccozzi

    • Ciccozzi, nel suo blog sul Fatto Quotidiano ho provato a rispondere, con il mio nome e cognome, dopo aver di nuovo (dopo quelli subiti sul blog di Salvadorini) ricevuto i suoi insulti, ma anche gli interventi brevi e moderati (due su circa 1000 raggiunti) non sono stati mai pubblicati. E’ veramente antipatico interloquire con una persona che invece di entrare nel merito delle interessanti questioni poste, ti insulta e ti attribuisce nomi denigratori (a me “il mastino della scienza” che perde tempo andando a ravanare su tutti i siti dedicati al processo) e sinceramente non tanto per quelli che ha rivolto a me in un blog pubblico abbastanza letto, ma per quelli che ad esempio ha rivolto a Giacomo Cavallo, che tra l’altro non conosco, ma di cui apprezzo sempre gli interventi, per la lucida ricostruzione della vicenda, per quanto documenta e per la logica e buon senso che usa. Lei non ha rispetto delle persone che in maniera argomentata hanno criticato la sentenza, di cui non conosce il valore scientifico, la professionalità o esperienza in campo dei rischi naturali per non parlare del rispetto per la loro età (visto alcuni pesanti insulti in merito). Non immagina che queste persone possano essere solo animate dal senso di giustizia accusandoli di interessi, compiacenze e complotti orchestrati. Non so in quale ambiente vive e lavora e con quali esempi ha a che fare ma non è come lei immagina. Io, oltre a tale animazione (verità e giustizia) aggiungo quella della paura di potermi trovare un giorno ad essere giudicato penalmente nel mio lavoro da persone non competenti che si avvalgono di consulenze di specialisti non competenti per giunta aggressivi ed emotivamente coinvolti come lei.
      Per quanto riguarda il suo ultimo commento mi viene da dire solo che lei non considera affatto le responsabilità di chi per legge è deputato alla prevenzione sismica e di chi per legge è deputato ai controlli sulle costruzioni.
      I morti avvengono soprattutto per questo aspetto, perchè se è naturale che i costruttori antepongono i profitti alla sicurezza sismica (con la compiacenza di progettisti, direttori dei lavori e collaudatori a cui sono legati per commissioni) non è affatto naturale che non ci siano i controlli e che gli Enti deputati per legge (le risparmio i riferimenti normativi) alle azioni di prevenzione (Regione, Provincia e Comune) non svolgano una sola azione in tale direzione. E’ su questi, soprattutto, che si intende l’aver creato il capro espiatorio.

      • Venieri, ritengo di essere stato gravemente offeso varie volte nel modo in cui è stato presentato, anzi vilipeso, il mio lavoro e la mia persona, per questo le ho risposto a tono, a lei e al dott. Cavallo (che ha descritto il mio lavoro in modo del tutto mistificatorio e finalizzato alla derisione).
        A chi mi ha posto degli argomenti sensati e in modo civile ho risposto altrettanto a tono.
        Assolutamente non è vero che non considero le responsabilità che mi elenca, mi limito a dire che in un sistema di responsabilità ci sono ANCHE (e non solo) quelle di chi rassicurò su basi pseudoscientifiche e con conseguenze disastrose.
        A proposito, per quanto riguarda il capro espiatorio, come già ho detto in aula a suo tempo: il concetto di “capro espiatorio” indica una vittima sacrificale a cui vengono attribuite surrettiziamente tutte le colpe di un evento nefasto, e che viene uccisa per purificare la comunità. Tutte le colpe. Qui nessuno sta dicendo che quelle vittime sono morte SOLO per colpa delle rassicurazioni, si sostiene che siano morte ANCHE per quello. Semmai chi cerca un capro espiatorio è la difesa quando sostiene che i morti ci siano stato solo per colpa dei crolli. Semmai cercano capri espiatori coloro che vogliono nascondere una questione di responsabilità istituzionale per cui una rassicurazione disastrosa ha concausato una serie di morti.
        A mio parere si tratta di far affermare un principio di responsabilità istituzionale che medi fra l’impunità e la colpevolizzazione, che farà bene a tutti.

        Comunque mi rincresce che seguiti a provocare per cercare la reazione irata.

  4. Ritengo che la ricostruzione di Giacomo Cavallo sia ben fatta e documentata (come sempre) e tocchi tutti gli aspetti (comunque i principali e più significativi) dell’accusa avanzata agli imputati. Ritengo, inoltre, per ciò che ho ascoltato, che le difese abbiano, oltre ad aver smontato la sentenza pezzo per pezzo, ribadito in maniera puntuale e documentata agli avvocati di parte civile e al Procuratore Generale, anche alle insinuazioni, chiarendo le cattive interpretazioni, come ad esempio il fatto che la richiesta di calamità naturale avanzata da Cialente, dopo la riunione a seguito dei danni fino ad allora subiti, non dimostrava il fatto che lui si sarebbe sentito preoccupato a seguito della riunione…
    Di Ciccozzi che dire? quali altre parole spendere? il semplice fatto che lui insita nel sostenere che Cialente si sia smentito una volta ascoltata la intercettazione tra Bertolaso e la Stati (interpretando male, come tanti, quello “scoop” giornalistico), sostenendo che erano venuti per rassicurare, la dice lunga sull’uso che Ciccozzi fa della logica, in quanto tale episodio, casomai, va a rafforzare la tesi difensiva in quanto gli imputati malgrado l'”ordine” impartito da Bertolaso sono riusciti lo stesso a far preoccupare il Sindaco come egli stesso ha dichiarato al processo e con le azioni intraprese a seguito sempre di quella riunione. Infatti tale episodio in Appello non è stato citato dagli avvocati di parte civile, che comunque di sciocchezze ne hanno dette diverse…

  5. Io ho provato a inserirmi nel dibattito su quel blog dove scrive questo Ciccozzi. Ma a parte la difficoltà di essere pubblicato, ho provato un reale disagio a interloquire con questa persona, E’ uno che si sente accerchiato e sparacchia a chiunque critichi i suoi argomenti. Ritiene in modo superbo che il suo lavoro debba essere considerato inattaccabile e taccia chiunque di essere “innocentista” come su questo fosse una colpa. Non riesco a capire come un giudice possa ritenere attendibile il lavoro di un professionista tanto poco professionale. Sembra aver seri problemi con l’italiano, ma evidentemente ritiene di essere un linguista, visto che piega i significati di qualsiasi termine al suo teorema. Dice a chiunque di leggersi la sentenza, ma arriva persino a sostenere il contrario di quel che il giudice afferma. Che si può fare? Aspettare che qualche giudice un po’ più avveduto faccia piazza pulita di certe sciocchezze. Ma per ora ha ragione lui, e ho paura che l’avrà fino alla Cassazione.

    • Seguitate a denigrare la mia persona, complimenti. Il disagio forse lo provate, oltre che per le mie tesi, per questo (poiché è scientificamente scorretto escludere un mainshock da una sequenza sismica):

      «escluderei che lo sciame sismico sia preliminare di eventi» (Boschi);
      «questa sequenza sismica non preannuncia niente» (Barberi)
      «non ci si aspetta una crescita della magnitudo» (De Bernardinis)

      A partire da ciò si può sostenere che la CGR rassicurò la popolazione su basi pseudoscientifiche e con esiti disastrosi, in quanto quel ridurre la percezione del rischio sismico aumentò la pericolosità del terremoto che poi è arrivato.

      Avete bisogno di nascondere questo per innocentizzare l’operato di quegli esperti, indifendibile oltre la ragion di Stato.

      Questo è in sintesi estrema quanto ho da dire, il resto è rumore che serve a nascondere la presenza oggettiva di elementi di colpevolezza.
      Distinti saluti

      • Egregio Ciccozzi,
        grazie per il commento, che viene pubblicato volentieri nonostante il filtro selettivo che opera ai commenti al suo blog.
        Non è chiaro a chi sia rivolto il “voi”: se al post di Stucchi o anche agli altri commenti. Non sembra peraltro di cogliere nei post in questione una denigrazione della sua persona; a meno che lei non ritenga tale il semplice fatto di esprimere pareri diversi dal suo, quale ad esempio quello pubblicato, con tempismo sgradevole, solo pochi giorni prima della possibile sentenza d’appello.

        Difficile lasciare inosservato il fatto che lei si cimenti, piuttosto maldestramente – mi consenta – e in modo apodittico, in questioni scientifiche: “è scientificamente scorretto [sic!] escludere un mainshock da una sequenza sismica” [arrisic!].
        Sulle tre frasi che lei, secondo consuetudine, estrae dal contesto, potrebbe essere utile rinviarla al post di G. Cavallo “Diversi modi di ritagliare un verbale” (https://terremotiegrandirischi.com/2014/04/03/diversi-modi-di-ritagliare-un-verbale/)

        Sul fatto poi che “ridurre la percezione del rischio aumentò la pericolosità del terremoto che poi è arrivato”, viene da osservare come la frase stessa sia paradigmatica della confusione che regna sovrana presso lei e altri “colpevolisti”. La Motivazione della sentenza si spende per trattare il problema del rischio in termini moderni e scientifici, senza peraltro riuscirci completamente: dalla sua frase si può dedurre che essa abbia contribuito a ridurre di molto la percezione di argomenti (rischio, pericolosità, ecc.) che pochi comprendono e usano in modo appropriato.

        Quanto al rumore, fra Motivazione, libri e blog – compreso quello dal quale ha insultato G. Cavallo – ne è stato fatto molto. E, per giunta, lei non sa rinunciare a emettere sentenze che (per fortuna) non le competono.
        Antropologo, ora sismologo e anche giudice: la prossima?

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