Una doverosa premessa: di seguito commento quanto letto su “social” e stampa, fonti che – come è noto – devono essere prese con il beneficio di inventario.
Il 18 gennaio 2017 alcuni terremoti di media magnitudo hanno interessato la zona a sud di Amatrice, già in parte colpita dalla sequenza sismica iniziata il 24 ottobre 2016, nella quale si trova il bacino d’acqua di Campotosto. Ai terremoti è seguita la valanga che ha sepolto l’hotel Rigopiano.
Il 20 gennaio si è riunita la Commissione Grandi Rischi, organo consultivo del Dipartimento della Protezione Civile (DPC) che – secondo le procedure in uso dopo la ridefinizione dei suoi compiti seguita alla vicenda aquilana del 2009 – ha rilasciato le proprie valutazioni mediante un verbale destinato a DPC.
A questo atto hanno fatto seguito un certo numero di azioni e di omissioni che hanno dimostrato tutta l’inadeguatezza della catena di informazione e di gestione. DPC ha pubblicato sul proprio sito web un riassunto del verbale, senza commenti; i media – more solito – hanno pescato dal riassunto alcune frasi, le hanno virgolettate e pubblicate come parere della CGR; il presidente della CGR si è sostituito a DPC nel compito di informare il pubblico, sintetizzando – mediante interviste contradditorie – il messaggio principale, peraltro confermato dal presidente dell’INGV e da altri sismologi (“potrebbero prodursi terremoti fino a M 6.5”); i social media hanno rilanciato le informazioni; alcuni sindaci hanno protestato per le modalità di comunicazione, e hanno reagito in modo plateale, innescando una discutibile polemica con DPC. Come risultato, parte della popolazione interessata, e anche di quella che abita più distante, si è spaventata.
Si è poi sostenuto, da parte di alcuni, che la comunicazione è stata poco accorta, e si sono invocate le dimissioni dei responsabili; che CGR e DPC avrebbero messo “le mani avanti” per pararsi il c. in caso di forte terremoto, dopo che nel 2009 sarebbe avvenuto il contrario, per non incorrere in un nuovo processo; che la possibilità di un terremoto forte non sarebbe suffragata dalle evidenze scientifiche. Si ipotizza addirittura la possibilità di denunce per ”procurato allarme”, ovviamente nel caso che non si verifichi un terremoto di qui a breve.
La vicenda sollecita qualche commento.
Sul piano scientifico, CGR (e DPC che riprende) non hanno detto niente di più e niente di meno di quello che già si sapeva, e cioè che un terremoto forte, M6.5, con origine nella zona in questione è possibile. Quello che non hanno ricordato, viceversa, è che tale terremoto era possibile anche prima del 24 agosto, nei mesi successivi, oggi, domani e dopo. Gli eventi del 2016 possono avere lievemente accelerato o lievemente ritardato tale terremoto, senza che tale effetto si possa misurare; gli eventi del 18 gennaio – che non possono essere classificati come precursori – non hanno modificato di quantità apprezzabili la probabilità di un terremoto forte, secondo i modelli disponibili.
Tuttavia, con quella comunicazione, CGR e DPC hanno rilanciato surrettiziamente il messaggio che ci si trovi ora in una situazione di emergenza sismica, il cui inizio e la cui fine non sono ben chiari. Il fatto è che sì, siamo in emergenza sismica: ma lo siamo allo stesso modo da sempre, in quella zona così come in tutte quelle dove ci si aspetta un terremoto medio/forte, e lo saremo sempre. Rinforzo degli edifici, piani di emergenza, controllo delle dighe, preparazione della popolazione non devono essere predisposti solo perché ci sono stati dei terremoti di media energia. Questo è il punto principale: si deve evitare che si affermi l’infelice costruzione mentale secondo la quale le vicende sismiche si compongono di un periodo verde (quiescenza), uno giallo (attenzione) e uno rosso (emergenza). Questo paradigma è stato sviluppato in riferimento ad altri fenomeni (es.: eruzioni vulcaniche, piogge, inondazioni) ma non vale per i terremoti: per questi siamo sempre in rosso!
Ecco perché la comunicazione è stata infelice. Nei termini in cui è stata proposta aveva tutte le caratteristiche di comunicare una emergenza incombente, senza far seguire nessuna disposizione pratica. E questa, eventualmente, spetta alle massime autorità, che si sono ben guardate dal procedere in questo senso, DPC in primis. Osservo peraltro che, in occasione dei terremoti del 2012 e della presunta, possibile attivazione del “terzo segmento” fu il presidente del Consiglio (Monti) a metterci la faccia in prima persona, sia pure senza far seguire disposizioni concrete. In questo caso, DPC e Governo hanno ripreso a delegare la comunicazione alla CGR ed esperti (ecco perché titolo “ci risiamo”): il comunicato DPC riassume il parere degli esperti, senza dire che fare; le interviste balbettano e provocano confusione. Ma chi dovrebbe gestire l’eventuale emergenza? Ah ecco la soluzione, Gentiloni dice: più poteri a Curcio e Errani (cioè esattamente quello che si contestava a Bertolaso)!
Insomma, il solito, ennesimo scaricabarile, cui i sindaci non sono estranei quando fingono di essere presi alla sprovvista. E’ il caso di Cialente, che aspetta questa occasione per polemizzare sulle difficoltà di gestione dei parametri di sicurezza delle scuole; o del sindaco di Leonessa, che chiude le scuole a tempo indeterminato perché “ha saputo” che ci potrà essere un terremoto forte. Alla buon’ora, Sindaco: il suo Comune è classificato in prima categoria! E come stavano le sue scuole ieri?
Possiamo invocare le dimissioni di chiunque: ma siamo sicuri che i sostituti sarebbero migliori? Ci possiamo chiedere se serva davvero una CGR: oppure se non sarebbe meglio che si limiti a interloquire con l’organo di cui è consulente (DPC), lasciando a questo il pieno incarico della comunicazione. Certo non si può impedire a qualsiasi ricercatore di rilasciare una intervista né ai giornali di cercarla: e così avremo sempre un docente locale che dirà la sua, possibilmente in contrapposizione a quella CGR di cui vorrebbe tanto far parte. Il fatto è che il pericolo di un terremoto, a Campotosto come altrove, rimane, e su questo ci si dovrebbe concentrare: tutto il resto è rumore di fondo, nel quale molti si tuffano forse perché preferiscono rifiutare il problema.
Vivere in zona sismica (cioè in tutta l’Italia: tutti i comuni appartengono a una delle 4 zone sismiche) è pericoloso: ma è la realtà, inutile nasconderla o rifiutarla. E’ fastidioso, certo, e provoca apprensioni: ma non è colpa di nessuno (problemi edilizi a parte). Da un lato vorremmo rassicurazioni, dall’altro non vorremmo allarmismi: pretendiamo impossibili certezze. Certo sarebbe bello sapere quando verrà il terremoto forte: prepararsi per tempo, se prossimo, oppure lasciare l’onere a chi viene dopo di noi. Non è così, purtroppo, in nessuna parte del mondo, a dispetto di quanto sostengono, con alcune intermittenze, alcuni profeti nostrani.
“Prevenzione! Prevenzione! Prevenzione!” Questo mantra esce dai numerosi convegni post-terremoto: veri e propri riti di espiazione collettiva, al termine dei quali i partecipanti si sentono un po’ migliori e si continua come se nulla fosse. Anzi no, qualcosa si fa: si invoca l’intervento dello Stato, sostituto terreno di figure divine: “è impossibile”, “costa molto” “non ci sono le risorse”, “deve provvedere lo Stato”. Lo sento dire da 45 anni almeno: da altrettanti sento fare conti.
Lo Stato siamo tutti noi, le case sono le nostre. Sì, ci sono grosse responsabilità per i ritardi e le modalità con cui le varie norme sismiche sono state applicate; analogamente, per il ritardo con cui gli edifici pubblici (non) vengono sottoposti a verifica sismica; allo stesso modo ancora, per il ritardo con cui (non) viene deliberata l’istituzione del fascicolo di edificio e resa obbligatoria la verifica sismica di quest’ultimo.
Ma questa verifica è nel nostro interesse: se lo Stato ritarda niente ci vieta di farla in proprio, è nel nostro interesse: potremmo anche scoprire che l’edificio è discretamente sicuro e vivere meno in ansia.
Cominciamo da questo piccolo passo: quanto è sicura la casa in cui abitiamo?
PS – Sul concetto di inizio dell’emergenza sismica vedi anche https://terremotiegrandirischi.com/2014/05/20/quando-comincia-lemergenza-sismica-m-stucchi/
Impegnato con l’altra emergenza e dall’ordinario lavoro non ho seguito tutte le vicende sui media. Comunque la reazione di molti Sindaci immagino sia stata dettata o molto condizionata, nel teramano come nell’aquilano o nelle zone già pesantemente colpite dai terremoti, da una situazione veramente critica in cui alcuni abitati sono stati sommersi da neve e quindi con persone impossibilitate ad uscire di casa dopo le violente scosse e con qualche lesione in più nell’abitazione. Per non parlare della mancanza di luce, riscaldamento e acqua per diversi giorni. Anche la vicenda dell’albergo ha scosso molti emotivamente e credo che nella testa dei cittadini sia passata l’idea di una escalation di eventi disastrosi ed inarrestabili ed in questo contesto il messaggio che è passato sempre a nome della Commissione Grandi Rischi ha contribuito a peggiorare ulteriormente le cose. Logicamente il Sindaco è l’autorità più vicina ai cittadini e ne subisce per primo e violentemente le contestazioni legate a tale particolare situazione emotiva e di profondo disagio… in alcuni casi veri e propri isterismi. Proprio per questo e in tale contesto non capisco come sia possibile da parte di un Presidente CGR rilasciare una intervista telefonica ad un giornalista il quale ad esempio pare che abbia fatto passare il contrario di quello che voleva sostenere a proposito dell’effetto Vajont sulla diga di Campotosto. La situazione che si è creata in effetti vista da fuori credo che abbia anche un certo lato comico tanto che forse alcuni non addetti ai lavori o che vivono all’estero penseranno che Commissione Grandi Rischi voglia dire appunto Commissione Grandi Rischi di denuncia.
Per il resto concordo nella lucida analisi fatta, dove si ripresentano immancabili e puntuali certi aspetti come ad esempio le esternazioni dei soliti mitomani o frustrati che pensano di poter far parte di tale prestigiosa commissione e non vedono l’ora di attaccarla o il fatto che non si possa accettare l’imponderabile. Tutto al giorno d’oggi deve essere prevedibile ed evitabile per cui anche in condizioni climatiche eccezionali una valanga che cade in una zona che a memoria d’uomo non era mai stata interessata da tale evento diventa una strage annunciata, che sia per i ritardi dell’apertura della strada, della telefonata sottovalutata in Prefettura e del ritardo dei soccorsi o per il fatto che l’albergo si trovava sotto un canalone e sopra una conoide di detrito, quindi in una condizione di forte e lampante pericolo, ignorando che in tale condizione, in zone alpine o appenniniche, si trovano migliaia di abitazioni e sicuramente anche molti alberghi.
Speriamo che almeno questa volta la magistratura non segua tale onda emotiva del giudizio sommario dell’evento come è già accaduto nel 2009 con la CGR.
Come sempre, un’analisi lucida e saggia di come stanno veramente le cose – grazie.
Bravo Max, quante volte ne abbiamo parlato. In commissione Grandi Rischi riuscii a far predisporre una.norma di legge per l’obbligo di un libretto del fabbricato con revisioni periodiche sulla sicurezza statica. Si e’ arenato in Parlamento….!